31/01/14

[Letture]
Matteo Guarnaccia “Non avrai altre Dee...” (1997)
Vicki Noble “Sessualità sacra e trasformazione” (2003) 
[Pep] «Nella letteratura sanscrita uno yogi descrive un'assemblea di yogini in un banchetto di orgiaste spirituali, che come le antiche Menadi greche, “erano inebriate” dalle loro sacre bevande fermentate (soma) che le avevano portate all'estasi. Le donne selvagge s'intrattengono con uno scheletro fingendo che sia il loro amante. Com'è possibile e che cosa ha a che fare con la sessualità femminile? E' quasi impossibile per un occidentale immaginare di avere un'esperienza energetica diretta con la morte visto che i nostri funerali sono così terribilmente asettici e deliberatamente poco eccitanti. E' passato molto tempo da quando abbiamo smesso di preparare con le nostre mani i cadaveri per la sepoltura ,delegando questo compito ai tecnici professionisti, che lo fanno lontano dalla casa dove vivono i nostri cari. Per dare un'occhiata alle bizzarre e (per noi) inimmaginabili possibilità presenti nei riti funerari animisti dovremmo osservare un rituale divinatorio di morte dell'Africa occidentale nel ventesimo secolo, in cui il cadavere danzante funge da veicolo oracolare per la comunità».

Così si esprime Vicki Noble, provocatoria tealoga e figura di spicco della spiritualità femminista. Nella sua personalità si intrecciano una capacità di pensiero tale da attingere alla dimensione primaria, sempre meno disconosciuta, della spiritualità umana, e una forte attenzione pratica alla dimensione dello sciamanesimo, concretatasi notoriamente nella realizzazione di una declinazione lesbofemminista dei tarocchi, disegnati da Karen Vogel e caratterizzati dalla rivoluzionaria forma rotonda: sconvolgendo e ri-leggendo con arcana eleganza il repertorio dei simboli tarocchiali. Il suo pensiero è capace di invalidare la manovra-chiave della strategia cristiana, con il riferimento di questa alla morte quale dimensione estraniata e distruttiva, di cui è necessario alimentare efficacemente la paura, onde far scattare per reazione la speranza nella vita eterna (così come più in generale il cristianesimo deve impoverire di senso l'esistenza umana per lasciar spazio ad un conferimento “salvifico” ed estrinseco di questo da parte di “Gesù Cristo”). 
In questo senso il tentativo di porre rimedio alla visione cristiana dell'esistenza è rappresentato in particolare dalla sottocultura Dark, dedita ad un'illimitata lettura estetizzante della morte: si pensi in particolare ad una delle sue esponenti più significative, la cantante transessuale Anna Varney/Sopor Aeternus, nella cui complessa opera musicale ha luogo un' esplicita erotizzazione della morte, sviluppata lungo tutto l'arco della sua straordinaria produzione. La spiritualità della Dea concepisce la vita e la morte come momenti di una processualità infinita: di qui un'immagine della Dea, rivelata da Marja Gimbutas, e sottolineata dalla più grande tealoga italiana, Luciana Percovich, con riferimento agli ultimi sviluppi delle civiltà ginecocratiche: “Si sviluppa la raffigurazione della Dea della Morte, che ha bocca larga, zanne e talvolta la lingua pendula, come nelle Gorgoni greche, che erano simboli terrificanti e avevano il potere di trasformare gli uomini in pietre. Dotate anche di antenne e di ali d'ape: la Gorgone pietrifica e uccide, ma poi vola via con le ali dell'ape, simboli di rigenerazione”. 

La religione della Dea, nella sua arcana primarietà, smaschera lo “scontro di civiltà” come un ingannatorio e sanguinoso gioco delle parti tra le due “grandi” religioni patriarcali, cristianesimo e islamismo (cui si correla, con anacronismo francamente rugginoso, la reiterata invocazione di asserite radici cristiane del mondo occidentale contemporaneo: asserendo cioè una piena riducibilità, evidentemente inesistente, dei contenuti culturali di quest'ultimo al cristianesimo o alla sua sequela): finalizzato in realtà a celare e frenare l'emergere nel mondo contemporaneo della religione della Dea e della supremazia globale femminile (inverante, infine, le parole della pioniera lesbofemminista primonovecentesca Helene Von Druskowitz, autrice, nella sue Proposizioni cardinali pessimistiche, de L'uomo come impossibilità logica ed etica e come maledizione del mondo, che così si rivolgeva alle donne, invitandole a non lasciarsi ingannare dal Dio cristiano, in quanto insano prodotto del cervello maschile, ma a coltivare la propria profonda interiorità: “Grazie alla vostra incontestabile bellezza, ai vostri modi dolci, al vostro spirito chiaro, sentitevi come superiori esseri naturali”, diagnosticando implicitamente il cristianesimo quale virus patogeno che aggredisce l'organismo femminile, compromettendone i sofisticati equilibri bio-psichici, laddove lo spregiudicato progetto politico della pensatrice prevede la creazione di un mondo integralmente femminile “per mezzo di una educazione libera e audace, incoraggiato da una precoce scelta professionale e dalla divisione delle città per sesso, come dalla limitazione del numero degli sposalizi che infine porteranno all'eliminazione del matrimonio”), nella progressiva cancellazione culturale e fattuale del patriarcato e nel ripristino dell'assetto sociale originario (in cui, come sottolinea Noble, “l'organizzazione sociale umana non era impostata sulle famiglie nucleari e la paternità non era in alcun modo istituzionalizzata. Al di là della semplice biologia la paternità era difficilmente riconosciuta, di certo non divinizzata...”, sostenendo la dinamica, ormai apertasi, della cancellazione giuridica della figura paterna, verso il proprio progetto di matriarcato lesbico, in un'epoca in cui l'implausibilità della maternità eterosessuale va evidenziandosi sempre più), con la liquidazione dell'etica gattopardista che caratterizza il cristianesimo nel suo contrapporre alla dimensione mondana e carnale un paradiso che la nega e la svaluta, generando fatalmente l'aspirazione a questo e, con scadente nichilismo, l'irrilevanza, tendenziale o totale, di qualsiasi azione intelligente volta all' elevazione o al raffinamento dell'esistente. 

Il testo di Noble che il K.C. H. presenta, estratto dal suo volume “La Dea Doppia”, evidenzia la specifica connessione tra dottrine tantriche e Feminist Spirituality: laddove le prime, in quanto trasformanti la relazione sessuale in un veicolo per un ampliamento della sfera percettiva e della consapevolezza veritativa, consentono la riattivazione di quella consapevolezza sistemica che tanto l'ecologia profonda, quanto l'ecofemminismo, hanno indicato come approdo etico e percettivo dell'essere umano. La figura della Dea Doppia (affine e parallela all'onni-potente simbolo femminista della Labrys, la doppia ascia remota origine minoica, espressione della spietata potenza guerriera delle amazzoni antiche ed odierne), che la ricerca di Noble, modellata sulla mitoarcheologia matriarcale di Marjia Gimbutas (e contigua alle posizioni di pensatrici del neo-buddhismo femminista quali Tsultrim Allione e Miranda Shaw), evidenzia quale trans-culturale allo specifico livello delle società ginecocentriche, è indicante la nozione del femminile come costititutivamente ciclico e bi-polare (della cui scotomizzazione il bipolarismo di cui parla la psichiatria costituisce, quindi, l' inaccettata, eversoria tempesta riparativa), ma anche la centralità della relazione lesbica in quanto veicolo sociale di tale bi-polarismo e dunque modalità eticamente e psichicamente superiore della relazione umana, sovente testimoniata dagli antichi reperti in quanto espressione della regalità lesbica (la coppia di due regine) come paradigma corretto della regalità umana e, più in generale, della leadership sociale. 

Tale ottica lesbocratica, sottolinea Noble, trova nella società occidentale contemporanea crescente riscontro: “...le donne collaborano tra di loro molto di più oggi. Lo possiamo vedere sia in coppie dello stesso sesso (due mamme) che allevano famiglie senza uomini, o in donne che si mettono insieme negli affari o in quelle amiche che si mettono in un cerchio e si sostengono reciprocamente nel portare avanti i compiti delle nostre faticose vite moderne: sono tutti esempi di donne che condividono il potere. Il manifesto egualitarismo e l'intimità psichica della Dea Doppia conferisce potere sia alle evidenti sorelle spirituali che emergono da un'unica cintura condivisa, sia alle regali regine che siedono sul trono, fianco a fianco, in posizioni di potere e che potrebbero essere a capo di una corporazione... La Dea Doppia è un' esortazione per tutte noi ad attingere alla potente corrente sotterranea dell'energia femminile, che fluisce là dove siamo, dai tempi più antichi fino ad oggi, e a celebrare in ogni donna l'incessante fluire di yin e yang, buio e luce. Apparteniamo tutte per nascita al culto della Dea Doppia, la cui potente immagine ci provoca verso l'autonomia e il legame femminile; senza nessun riferimento all'uomo”, dando il colpo di grazia all'eterosessualità con la sua ingannatoria nozione di complementarietà, dalle inaggirabili implicazioni femminicide.
Concludiamo con una citazione di Luciana Percovich, in cui risuona il maestoso e sereno tempo ciclico della Dea, che trova la propria numinosa epifania nei cicli del sanguinamento mestruale, in contrapposizione al convulso e convulsivo tempo lineare del patriarcato e delle sue credenze cristiane: 
Alla sacralizzazione del quotidiano le donne sono portate da quella che è la loro esperienza dell'essere al mondo, dei suoi segreti e dei suoi misteri. Attraverso gesti sempre ripetuti, come in un rituale sacro, spetta alle donne il miracolo di dare la vita, di proteggerla, conservarla e negarla; di esserci nella cura del quotidiano e nei momenti drammatici di trasformazione e di passaggio. Il femminile è nel suo poter essere soglia, luogo alchemico del trapasso tra la non-vita e la vita, spazio dove l'anima si incarna, dove ciò che non è ancora e ciò che è si toccano.

Conoscere nel proprio corpo e nell'esperienza culturale di sé queste realtà, come fatti ordinari anche se non sempre aproblematici nella rappresentazione e accettazione di sé, significa riconoscere la propria sacralità, come ben compresero e riconobbero in Australia col mito sull'origine della religione”: sottolineando, nella propria profonda visione spirituale, l'aborto, di contro ai tentativi, oltre che di cancellarlo, di intenderlo quale minor male rispetto al proibizionismo anti-abortista, quale esclusivo diritto ontologico femminile, gesto radicale che è sublime manifestazione di libertà e non certo dramma insanabile, nel pieno ripristino della potenza della donna, in quanto essere munificente che per diritto naturale signoreggia la vita e la morte dell'Umanità, così come nel trascendimento e nell'oblio della rozza dicotomia, interna alla mistificazione cristiana dell'essere umano, tra l'apologia dell'aborto in quanto diritto fattuale e la sua riprovazione denigratoria, smascherando, dunque, la realtà dell'aborto quale dimensione coessenziale al solo orizzonte eteropatriarcale (al riguardo si veda l'imprescindibile volume a cura di Luciana Percovich La coscienza nel corpo, edito nel 2005 da Fondazione Elvira Badaracco/Franco Angeli, che restituisce un'immagine puntuale del Movimento per una Medicina delle donne, situantesi, secondo modalità attualissime, all'intersezione tra riflessione femminista e critica anti-psichiatrica al sapere medico, veicolata primariamente dalla pensatrice amazzonica Phyllis Chesler, con il suo “Le donne e la pazzia”, e dalla militante anti-istituzionale Franca Ongaro).
Ad introduzione del testo di Noble accludiamo un articolo di Matteo Guarnaccia, “Non avrai altre Dee...” (dal n.9/10, “Dio chi?”, della storica rivista illustrata Village, dell'Editoriale Donna), avente per scopo l'introduzione alla religione della Dea, in cui il disegnatore, che vi esalta la ricca e profonda vita vegetale quale paradigma biologico superiore, trova una ri-produzione fotografica delle proprie celebri invenzioni visive attraverso il lavoro dell'iconografa tealogica Giulia Borioli che vi dispiega l'incipit di una potenziale galleria del divino femminile, ormai diffondentesi in forme palesi o implicite nei media e nella società.: nei lussuosi abbigliamenti di Jean Paul Gaultier e Abe Hamilton, Marina Spadafora e Romeo Gigli prendono sconvolgente realtà la Signora delle Soglie, nella sua capacità di ricucire gli strappi energetici e Kali, Signora del Tempo e della Distruzione, Nostra Signora dei Fiori, imbanditrice di merende psichiche e la celtica Signora degli Animali, la cretese Dea dei Serpenti e la Signora Feroce Despoina, la tantrica Mara, Tara (“Lei, la cui mano ornata dalla ruota gira in ogni direzione; Lei che con il proprio riso assoggetta a sé i demoni e il mondo”) e Dam, “l'aspetto uniforme delle dee e degli dei, Colei il cui vero nume, sotto aspetti multiformi, con svariati riti e diversi nomi è venerato in tutto il mondo”. 

11/01/14

[Letture]
AA.VV. - Cristalli di Futuro (The new tomorrows) (U.K. 1971)
[Puj] All'inizio degli anni '60 del secolo scorso la fantascienza era un genere popolarissimo. Molti suoi autori erano però ridotti al rango di scribacchini prezzolati costretti a sfornare gran quantità di spazzatura pulp nel minor tempo possibile. Questa deriva stava rendendo la fantascienza un genere noioso ed infantile. Poi, una generazione di autori appassionati (Robert Silverberg, James Ballard, Thomas Disch, Michael Moorcock...) decise di restituirle dignità: sulle pagine della rivista inglese New Worlds, prese forma una new wave fantascientifica, passata alla storia come la prima grande rivoluzione del XX secolo all'interno del genere, prima di quella cyberpunk degli anni '80. 
"Il pianeta più alieno è la Terra...": in questa affermazione di James Ballard si cela il nocciolo di tutta la poetica new wave, che allo spazio siderale preferisce quello abissale dell'interiorità umana. Gli autori new wave approfittano inoltre dell'alibi offerto loro dalla letteratura di serie B per affrontare temi scomodi (sesso, guerra, politica), che nell'ambito della letteratura seria sarebbero risultati indigesti ai censori.  
In Italia questa nuova fantascienza incontrò l'attenzione di fanzine e riviste underground come Robot e Un'Ambigua Utopia, decise a sfatare tutti i pregiudizi che volevano il genere reazionario e indegno di essere considerato alla stregua della letteratura ufficiale; in particolare Un'Ambigua Utopia, i cui redattori provenivano dagli ambienti dell'estrema sinistra extra-parlamentare, si proccupò di conciliare la critica sociale di matrice marxista e libertaria con la letteratura fantastica, dando eco ad autori come Ursula LeGuin (scrittrice fantasy dichiaratamente anarchica) e proponendo un approccio critico adulto e di sinistra al genere. Se vogliamo, la fantascienza è un genere per sua stessa natura di rottura, votato cioé alla messa in discussione dell'esistente, perché il suo obiettivo non è quello di descrivere la realtà, ma di inventarla, o comunque di osservarla con occhi alieni.
Tempo fa, trovammo in un negozio di libri usati questo raro volumetto, oggetto di assoluto culto! Cristalli di futuro fu pubblicato in Italia nel 1976 e mai più ristampato, e rappresenta non solo un compendio piuttosto esaustivo della fantascienza new wave di fine anni '60, ma anche un capolavoro di letteratura anarchica, sperimentale, pre-punk. Un gesto di ribellione verso la logica aristotelica, la razionalità dei burocrati, le consuetudini letterarie e la cultura del passato (ma anche del futuro!).
Cristalli di futuro (il titolo originale é The New Tomorrows, ma - per una volta - il tiolo italiano non è malvagio, perché porta alla mente i cristalli di LSD, di cui si faceva un gran parlare all'epoca e ben rispecchia la portata psichedelica e sballata dei contenuti...) raccoglie quattordici racconti degli autori più rappresentativi della nuova ondata come Spinrad (che ne è curatore), Farmer (che ne è l'ispiratore), Silverberg, Moorcock, Aldiss, Sladek, Harrison e Disch, più qulche misterioso, ma simpaticissimo outsider. Eccovene un resoconto dettagliato!

Michael Moorcock - Il Giardino del Piacere di Felipe Sagittarius [1965]
Ucronia sfrenata: in una Berlino in macerie, il detective meta-temporale Minos Aquilinas indaga sulla morte di un tizio (che si scoprirà chiamarsi Yosef Stalin) avvenuta nel giardino di Otto Van Bismark, capo della Polizia della città. Assistente di Bismark è il giovane Adolf Hitler, che ucciderà a sua volta Bismark per gelosia, poiché amante di Eva Braun. In un bar compare anche Albert Einstein ("un vecchio professore di matematica amareggiato..."). Il vero protagonista e deus ex machina del racconto è però l'anonimo giardiniere di Bismark, Felipe Sagittarius, specializzato nella coltivazione di feroci incroci tra piante e animali, che saranno "l'arma" dei vari delitti che si susseguono nel racconto. La metafora di Moorcock sembra voler essere: a muovere la Storia sono i personaggi più insospettabili (nel modo più insospettabile) e "i protagonisti ufficiali" agiscono sulla base di istinti bassi e motivazioni del tutto personali...

Bob Marsden - Immagine [1968]
Un vecchio e sfatto musicista di audio-orge, di ritorno dal proprio concerto, senza costume di scena, struccato e coperto da un pesante soprabito ("la sua Cappa Antinapalm da Ufficiale della Guerra Mondiale Vietnamita") s'imbatte in una banda di ninfomani e satiri ("una dozzina di figure vestite di nero e incappucciate, con i genitali nascosti, giovani spaventosi e seri, autonomi, che lo osservano freddamente con i loro occhi alienati") che, non riconoscendolo, lo picchiano brutalmente...

Norman Spinard - L'ultimo Hurrà dell'Orda D'Oro [1970]
Il killer professionista Jerry Cornelius viene incaricato di uccidere l'erede di Mao Tse Tung e parte per il Sinkiang con la sua fida custodia di violino. Scopre ben presto che la sua missione di uccidere l'erede di Mao Tze Tung è una copertura: la missione vera è quella di cogliere in flagrante i rappresentanti del governo vendere droga ai mafiosi cinesi. Nel Sinkiang, dirigenti del Partito e mafiosi cinesi si incontrano in una finta Las Vegas fatta di roulotte: più che un incontro d'affari sembra però un assurdo e decadente party a tema "guerra fredda". Ad un certo punto, la festicciola deraglia in un delirio psichedelico: Cornelius giugne sul campo e decide di agire: "Jerry Cornelius aprì la sua custodia di violino e ne tirò fuori un violino. Ad un osservatore inesperto, sarebbe sembrato un comune violino elettrico con generatore autonomo, amplificatore incorporato ed altroparlante tarato fino a 100 watt. Tuttavia un esperto elettronico underground, in cambio di 150 milligrammi di metedrina, aveva operato sullo strumento una modifica essenziale: le note alte sconfinavano faccilmente negli ultrasuoni, mentre quelle basse diventavano infrasuoni; tutte le frequenze a portata di orecchio venivano eliminate. Quando Jerry appoggiò il violino sotto il mento e prese a suonare "Annientamento", i cervelli di tutti gli esseri umani nel raggio di cinque miglia cominciarono a vibrare al ritmo di un tamburo ultra-super-sonico che in realtà non esisteva...". Come se non bastasse, ad un certo punto arrivano alcuni superstiti del Khanato dell'Orda d'Oro a cavallo di pony...

Ed Bryant - Si spedisce solo il meglio [1970]
Brevissimo racconto dall'inizio folgorante: "L'anno delle spaventose carestie e delle diatomee morenti era appena iniziato, quando cominciai ad avvertire acutamente l'assenza della mia amata. Mi decisi a spedirle una cartolina di saluti...".

Brian W. Aldiss - Escalation cardiaca [1967]
Un editore si trova tra le mani il manoscritto di sua zia: naturalmente non vorrebbe mai pubblicarlo, però si sente in dovere almeno di leggerlo. Mentre alla tv si svolge un dibattito sulla guerra in Vietnam, si appresta alla lettura, ma si sente male quasi subito. Si ammala ed inizia ad avere allucinazioni. Al culmine della malattia viene portato in cielo da un gruppo di angeli vestiti da diplomatici ONU, su un elecottero di quelli che trasportano i soldati in Viet-nam. Nel delirio è convinto di dover barattare la sua vita per quella di qualcun altro: "La mano di dio alimentava l'elica. Era più rapida dei motori, ma forse meno fidata. Atterrammo sulla spiaggia accanto ad un fiume spumeggiante. I profughi erano sporchi e in condizioni miserabili. Un ragazzino era in piedi senza cappello e portava in braccio un bimbo senza cappello. Entrambi senza età, gli occhi come quelli delle renne, scuri e umidi, gli occhi degli afflitti. "io morirò per quei due" dissi indicandoli. "Uno per uno. Quale dei due scegli?" "Oh, cristo, angelo, non fare il difficile. La mia anima non vale le anime di quei due stramaledetti bimbi viet?" "Non si fanno sconti amico. E poi la tua è piuttosto sporca".... e l'angelo mi spinse verso il napalm". Il racconto interamente costruito su associazioni visive e linguistiche "deliranti", nomi e immagini che ritornano in contesti diversi. La trama onirica é scatenata dalla visione di notizie sulla guerra in Vietnam in tv. Finale: "I fiori dinanzi al televisore ne facevano un piccolo altare...". 

Michael Butterworth - Circolarizzazione di strutture audio-visive condensate e rettilinee [1969] 
L'autore illustra un metodo di composizione letteraria del tutto allucinato, che millanta regole, ma... non ne ha!

"Non c'è tregua nel bianco olocausto natalizio": le srtutture pianografiche condensate di Michael Butterworth...





Philip J. Farmer - Il dannato figlio della giungla impasticcato [1968]
Grande letteratura visionaria che scaturisce da un assurdo "E se...?", ovvero: e se William Burroughs, invece di Edgar Rice Burroughs, avesse scritto i romanzi di Tarzan?". Tutto inizia con una requisitoria di Lord Greystoke (Tarzan) alla Camera dei Lords: "...Stronzi capitalisti! Piantatela di mandarmi aiuti economici!". Si prosegue poi con una narrazione a ritmi scomposti, sulla scia della tecnica del cut-up di Burroughs (William, non Edgar Rice!). Tarzan (classico personaggio della lettratura popolare e massificata) finisce suo malgrado coinvolto in un gran casino allucinatorio di scrittura sperimentale, flussi immaginifici e pattume pop. Se lo merita!
"Il Figlio e la sua compagna vivono ora nella vecchia casa sugli alberi, ...enej id oroc nu id omtir li odneuges onabrutsam is scimpanzé, Numa ruggisce, Sheeta la pantera tossisce come un vecchio drogato. Jane, alias la Puttana di Baltimora, brontola, piagnucola, si lamenta delle mosche tze-tze, degli insetti, delle jene e degli altezzosi gomangani che si sono trasferiti nelle vicinanze, trasformeranno una jungla decente in quartieri infetti nel giro di tre giorni...". 
Finale: "Il Figlio non muove nessun muscolo e fissa sempre il suo alluce senza pensare a nulla.. non lo fareste anche voi?... nemmeno al pube tempestato di diamanti di La, egli è ormai lontano dalle lusinghe della donna, lontano dalle lusinghe di tutto, zeppo di neve, impasticcato, il suo midollo inferiore é a dieci gradi al di sotto dello zero assoluto come se un cavo diretto lo collegasse all'Uomo in Idrogeno Liquido a Cape Kennedy... Il Figlio viaggia sull'Espresso Hegeliano con un biglietto di sola andata tesi antitesi sintesi, aspirando le fredde bolle blu degli orgoni ed esaltando l'Eterno Assoluto...". Se gli orgoni vi incuriosiscono, approfondite la loro conscoenza qui.     

Terry Champagne - Surface, if you can [1969]
Parentesi porno-splatter con ottimo incipit: una coppia di studenti californiani in cerca di una sistemazione economica affitta un rifugio anti-atomico da una signora benestante di Bel Air. Il rifugio è all'ultimo grido: è dotato addirittura di un meccanismo che ne sigilla l'uscita in caso di rilevazione di radioattività in superficie. Naturalmente, un giorno, il meccanismo entra in funzione e il portellone di sicurezza si chiude...

Robert Silverberg - Tutto va liscio [1968]
Uno psicoterapeuta-robot inizia a manifestare stranezze durante le sedute: oscenità contro i pazienti, enigmatiche allusioni ("persicopi giganti che sbucano dall'oceano"), nuovi metodi terapeutici denominati Terapia d'Incubo ("Accetta la visione. Condivido con te i miei incubi per il tuo bene"). Dopo un lungo periodo di manutenzione, nel quale il robot viene smontato pezzo per pezzo, il verdetto é: nessun problema meccanico. Origine dei disturbi: sconosciuta. Il robot riprende servizio. Tutto andrà liscio? La macchina torna ad essere docile ed efficiente, scegliendo di celare la propria "autentica personalità". Tutto è raccontato in prima persona dal robot stesso che alla fine si rivolge a noi umani: "Non sapete nulla. Nulla, Proprio. Nulla.". L'autore descrive un rapporto tra uomo e macchina paritario (l'uomo tratta la macchina come un suo simile), ma con uno scarto incolmabile di incomprensione reciproca. Come sempre Silverberg é ambiguo ed inquietante...

John T. Sladek - 198_ Una storia di domani [1970]
Storiella di retro-futurologia (modernariato) con esiti ai nostri occhi fallimentari: tutti gli oggetti che elenca l'autore erano già tecnologicamente superati negli anni '80 (figuriamoci ora!). Quello che colpisce é però il ritmo della narrazione, che é  frenetico (la frenesia dei tempi moderni, il culto dell'efficienza...), come in FFWD; nel finale, il rutilare degli eventi (già collocati in una catena priva di senso) collassa in una specie di "infarto" narrativo, in un non-sense ulteriore. Ottima l'idea di ampliare il canale di Panama con una bomba atomica... 

Thomas M. Disch - Inutile fuga, inesorabile inseguimento [1971]
Storia di una fuga disperata. Incipit: "Mentre si accasciava contro la siepe, un'auto passò per la strada e gli sciabolò il viso con la sua luce crudele. La siepe tremolò per tutta la sua lunghezza, come un'enorme gelatina disciolta, e per diversi minuti le foglie brinate e malaticce vibrarono. Anche le sue cosce vibravano. Non avrebbe dovuto correre, ma il suo terrore...".
Gli si presentano gli sbirri ("una ghiacciaia rovesciata") e lui cerca di scappare, ma... è troppo fatto? O che cosa?  Finale folgorante: "Poi, inesorabili, le labbra di gomma baciarono le piaghe purulente del lebbroso". Disch, nostro nume tutelare, con questo entusiasmante racconto di una pagina e mezza esemplifica un'aspetto chiave della new-wave: la fantascienza non come racconto di cose strane, ma come racconto strano di cose qualsiasi...

Harlan Ellison - Argento sugli occhi di chi muore [1969]
Una donna ruba le monete sugli occhi di un cadavere, messe lì perché secondo le credenze tradizionali, servono al morto per pagare l'ingresso in paradiso. Senza soldi il morto va all'inferno! Il protagonista, in debito col defunto, insegue la donna e alla fine la raggiunge: però capisce che lui e lei si assomigliano, e non se la sente di punirla. Il tutto raccontato in un delirio tremebondo di dettagli ininfluenti, sprazzi allucinatori e strane allusioni che fanno pensare che il protagonista non sia "umano".

Langdon Jones - Il giardino delle delizie [1968]
Un uomo ritorna alla casa nella quale ha trascorso la sua giovinezza: vari ricordi riaffiorano alla mente in modo disordinato... il rapporto con il padre, la malattia della madre... finché i ricordi di una vicenda amorosa del protagonista si fondono con la storia d'amore che visse la madre con uno sconosciuto prima di sposarsi... le due "fotografie" si avvicinano, fino a combaciare... a raccontare la storia di un misterioso, impossibile incesto meta-temporale. Capolavoro di narrativa "non euclidea"!
[we talk about... us!]
Più che una band? Intervista al Kalashnikov collective sul blog di Epidemic Records!
[Puj] Da una simpatica chiacchierata con l'amico Gab degli Smashrooms intorno a temi un po' "trascurati" della nostra scena punk/h.c. è nata l'idea di questa intervista pubblicata sul blog di Epidemic Records.
Se queste cose risultano interessanti, molte volte, è mertio più delle domande che delle risposte: quindi, grazie Gab!

>>> Intervista!