27/11/13

[Eccovi un'altra manciata di band, più o meno esordienti, che bazzicano gli spazi occupati della nostra città... sturatevi le orecchie e supportate!]

WARGAME (thrash-core, Monza) - Demo-lition (cd)
[Puj] Che cazzo, di questo passo gli anni ’80 non finiranno mai però! Il disco dei Wargame di Monza suona (e appare) come sputato fuori da una capsula del tempo proveniente da quel maledetto decennio.
I nostri amici suonano thrash-core di scuola Anthrax, D.R.I., S.O.D. (quello che all'epoca si chiamava crossover, prima dell'avvento dell'altro crossover, quello tra metal e hip-hop) ed é buffo pensare che probabilmente i componenti del gruppo nemmeno ci sono nati negli anni '80! Io, che sono (molto) più vecchio di loro, da piccolo ho visto  il film "Wargames" (1983) da cui la band trae il nome, un grande classico di quegli anni e un prodotto tipico della Guerra Fredda di epoca raeganiana; allora era un mio personale cult, e mi trasmetteva ad ogni visione un elettrizzante senso di inquietudine (per la cronaca: l'ho rivisto pochi giorni fa e l'ho trovato una semplice idiozia! Aaah... non bisognerebbe mai violare quei ricordi che ti fanno sembrare certe cose magiche e meravigliose! ...Certe cose tipo Wargames, ovvero la storia di un bambino che, con il computer di casa, riesce a scatenare una guerra termonucleare e poi, con la stessa facilità, riesce anche a fermarla...).
Comunque sia, aldilà dell’impegnativa opera filologica che li fa sembrare più anni '80 di una band degli anni '80, i Wargame suonano bene, compongono bei riff e pare sappiano il fatto loro. Quindi, che cazzo volete di più? Non ho sottomano i testi dei pezzi, ma i titoli suggeriscono che non siano esattamente né trattati di filosofia teoretica, né poemi epici: One-two-thrash, Ready to kill, Drink beer, Fear e A.C.A.M. (All cops are... mustard?).
Se lo scopo di un artista dev’essere quello di coltivare la propria unicità (o no?), i Wargame dovrebbero ora pensare ad essere un po’ più artisti, però hanno un sacco di tempo davanti a loro e partono già con basi belle solide, perché il loro esordio, innegabilmente, funziona alla grande. Lasciatemi aggiungere poi  che uno dei cantanti, a spruzzi, mi ricorda curiosamente Eric Adams dei Manowar ai tempi di Battle Hyms e questo non può che rendermi gaio, mentre voi, naturalmente, inorridirete come prugne secche. Viva i Manowar! Viva i Wargame! 

L'incredibile artwork del cd dei Wargame. La scritta mosh! sulla suola della scarpa é... é... non so... mi mancano le parole.


Alessandro, voce dei Wargame, fa yoga durante un concerto.
>>> Download WARGAMES "Demo-lition" in .mp3 via Punk4Free!

KOMPLOTT (crust/d-beat, Milano/Bologna) - Sei vivo, sei morto, a nessuno importa (e.p. 2013)
[Puj] Uuuuhh, i Komplott mi hanno pettinato all’indietro! Un muro di suono in chiave Disclose, cemento armato che non lascia vuoti. Il drumming è a valanga, la voce oltretombale, il songwriting  sbrigativo e brutale. Qui non siamo di fronte ad una ordinaria pioggerellina autunnale, ma ad un cataclisma biblico che merita rispetto e spavento. Artefice di Sei vivo, sei morto, a nessuno importa (gran titolo) è una band “esordiente” composta da “giovani” “promesse” del punk/hc d.i.y.: Gianpiero Milani detto Mila alla voce, cantante dei DDI Pavia punx negli anni ’90 poi dei Giuda negli anni zero (all'attivo tour in tutta Europa e U.S.A.), nonché mister Agipunk ed ora, ospite d’onore nei Komplott; Tadzio (ex-tanto, ex-tutto), Giacomo (batteria di Verme e Holy) e Andrea (chitarra negli Horror Vacui). Esordienti un cazzo insomma! Questa è gente che ne ha viste di tutti i colori. I nostri anti-eroi si scaraventano in questo nuovo progetto che non cerca certo di essere originale, bensì di rappresentare lo stato dell’arte per quanto riguarda il crust d-beat più tempestoso e minimale. E ci riescono in pieno, con un cinismo (nel suono) e un nichilismo (nei testi) davvero profondi. 
Il genere è salito alla ribalta mondiale a metà degli anni zero (anche se io mi ci strippavo nel decennio precedente, quando lo suonavano solo svedesi e giapponesi) e, tutto sommato, risulta ancora abbastanza in voga, malgradao in tutti questi anni sia stato minato da molti esecutori scadenti che non ne hanno colto la nobile, lurida essenza. I Komplott, al contrario, possono essere considerati docenti universitari di crust/d-beat, altresì il loro disco di esordio, se non un manuale (per banali ragioni di durata), può rappresentare almeno un bigino del genere. Da ripassare prima di entrare in sala prove!

Bello il retro del disco dei Komplott, ma... che ci fa lì sopra il logo dei Kalashnikov?!?
FRACTURE (power violence vegan/SXE, Novara) - demo (2013)
[Puj] I Frattura, tre su quattro vegani e stright edge, provengono da Novara e provincia e ci riportano agli anni ’90, quando il powerviolence era una simpatica novità, per la verità un po’ bistrattata nella nostra italietta di merda. Di questi tempi pare che, anche dalle nostre parti, si assista ad un ritorno di fiamma del genere.
Prima di scrivere quello che state leggendo, ho fatto una chiacchierata telematica con Thomas, il cantante dei Fracture, per conoscere meglio poetica e progetti della band, dato che sapevo ben poco di loro, pur avendoli visti in occasione di due solidi live negli squat del circondario. Thomas è stato molto più che gentile, rispondendo in maniera esauriente alle mie domande stupide: "Innanzitutto grazie per venire ad interessarti a noi poveri stronzi di provincia (figurati caro, grazie a te!), non che siamo alla ricerca di chissà quale palcoscenico, però fa sicuramente piacere. Suoniamo insieme da oltre un anno seppure abbiamo appena iniziato coi live. Veniamo da Novara e provincia (forse questo si sapeva già, ma tant'è), siamo tutti vegan sxe (bassista a parte, ma resta una persona dalle vedute ampie con cui è sempre bello confrontarsi), trattiamo anche la questione animalista seppure non siamo fan della linea dura e dei thug anni 90. Il nome, come succede spesso, è venuto fuori abbastanza a caso, da una rosa di vari altri nomi dal dubbio gusto (sono un po' kitsch, che vuoi farci). Idem per l'immagine di copertina: cercavo qualcosa di vecchio ed insolito ed ecco spuntare questo scatto d'epoca di un'auto distrutta. Puoi trovarci dei richiami, forse, al fatto che io lavori in bicicletta (sono un corriere in bici) e quindi abbia una voglia matta di vedere le strade libere da quei mostri. Suonare nei posti, beh, piacere ci piace: abbiamo deciso di formare un gruppo fondamentalmente per quello. Personalmente adoro i live nei posti più impensati/meno ovvi, ma alla fine è la gente a fare la differenza. La mentalità batte qualsiasi cosa. Per capirci, non abbiamo la puzza sotto il naso, nonostante qualcuno di noi sia stato definito "punk correct che si siede per terra ai concerti", qualunque cosa questo significhi...".
Parole sante! No, non quelle che riguardano il punk correct etc... intendo, ma quelle che dicono: la mentalità batte qualsiasi cosa. Mi piace, suona come il titolo di una grande canzone. Ma veniamo appunto alla musica... Attenti innanzitutto a non distrarvi perché il demo dei Fracture dura cinque minuti e mezzo, e rischiate di perdervi tutto se non state con le orecchie tese dopo aver premuto play. Due pezzi mi hanno colpito per le liriche, davvero belle e dritte al bersaglio: il brano di apertura, Numeri, che dice: "Diciannove milioni di animali all'ora. Quattordici miliardi di vite al mese. La carne nel piatto è sangue sulla tua mano. Non lasciare che gli innocenti paghino". Wow: tutto spiegato nel modo migliore con una manciata di sillabe e qualche cifra. Poi, quello di Più duro da rompere, che fa: "Riparato come se non si fosse mai rotto: non è un sogno che si avvera? La tecnologia funziona a meraviglia, ma l'olio di gomito funziona ancora meglio. Mi mancano i giorni passati, quando le cose erano più facili da riparare e più difficile da rompere". Questa è poesia se non ve ne foste accorti, cari i miei toponi di fogna!  
L’aspetto un po’ spartano, i riff autistici, le ritmiche a singhiozzo, la registrazione palustre sono gli elementi che solitamente vanno a definire l’essenza del powerviolence, per la gioia degli appassionati del genere o la tristezza dei detrattori; i Fracture sfruttano questi ingredienti al meglio, nel rispetto del genere, ma con una spruzzata di personalità tutta loro che rende la pietanza gustosa e altamente digeribile. Essendoci inequivocabile passione e sincerità nei solchi immaginari di questo disco (e nei live della band!) credo che i Fracture possano contare su un fulgido futuro.
Una curiosità: in questi tempi di perenne esposizione mediatica, di ansia dell'esserci, di postaggio ossessivo-compulsivo di foto/video/cazzate, di facciabuco e di tanto altro, l'unica immagine dei Fracture presente sulla rete pare essere la copertina del loro demo. L'unica! Beh... Supporto totale!   

>>> Download/Listen/Buy FRACTURE demo via Bandcamp!

COSPIRAZIONE (Punk/hc, Milano) - s/t (e.p. 2013)
[Puj] Altra auto distrutta, altra band di cui parlare: Cospirazione? Vecchia scuola punk/hc! Che cazzo c'è da dire di più? Potrei spegnere il computer e andare a dormire, ma non mi sembra giusto privare i Cospirazione del numero di battute che ho dedicato agli altri gruppi. Quindi continuerò... La band è attiva da un annetto o poco più ed é di stanza a Milano, anche se non tutti i componenti sono proprio nordici. Come già si è capito, suonano il classico punk/h.c. italiano dalla netta connotazione anarco-libertaria e dal sound sincero come un panino col salame (di seitan) accompagnato da un bel bicchierone di vino torbido. Riffoni epici, urgenza comunicativa, chiarezza d’intenti: Affluente e Tear me Down sembrano essere i punti di riferimento muscali del quartetto, ma qui poco importa perché ancor prima di essere musica questa è una presa di posizione, una dichiarazione di appartenenza. Quando penso all'h.c. italiano, a tutta la sua etica, alla sua storia, alla sua vitalità imperitura, io penso al suono che è proprio dei Cospirazione, come di tante altre band battagliere e ben ancorate alla realtà che si incontrano nelle case occupate, nelle taz, nei cortei, ai presidi... Sono contento che questo sound non muoia, che si trovi ogni volta qualcuno che lo pratichi con convinzione, refrattario alle mode passeggere.
Quindi? Quindi il numero di battute dedicato ai Cospirazione non è risultato - ahimé - lo stesso dedicato alle altre band: sarà però l'ascolto delle loro canzoni ad aggiungere quello che manca, ed io potrò riposare i polpastrelli sino alla prossima carrellata di newcomers della Milano la punk, dintorni compresi. Addio! 

18/11/13

10/11/13

[Kalashnikov live-report]
11-12 Ottobre: Freiburg - Offenburg, Germania!
[Puj] La prima esperienza dei Kalashnikov all'estero risale ad otto anni fa, in Germania. Quella volta, suonammo al KTS di Friburgo: facemmo pietà, ci ubriacammo come disperati e suonammo dimmerda. Tornammo a casa comunque radiosi per quella meravigliosa esperienza.
Suonare oggi al KTS non ha più lo stesso sapore di novità di un tempo, ma siamo almeno (abbastanza) sicuri di suonare un po' meglio di quella volta di otto anni fa...
[Valeria] La mia prima trasferta oltre confine col collettivo, inizia in una meravigliosa giornata di Ottobre, mese melanconico di tepori domestici e riflessioni intimiste. Tempo in cui ci si smarrisce nella contemplazione della natura che lentamente si addormenta, per prepararsi al rigido inverno. E così è... fuori dal finestrino del mezzo motorizzato, con l'indomito Claudio al timone, si srotola la grigia Lombardia per trasformarsi nella verdeggiante e bucolica Svizzera. Montagne, ruscelletti, piccole case contadine e quel timore, quella vertigine, d'immaginarsi una vita fatta di semplici cose a stretto contatto con la nostra Madre Terra. Poco importa se siamo imbottigliati nel traffico. Evidentemente il destino ha voluto farci bloccare per ore e ore fuori dal tunnel del Gottardo, per obbligarci a riflettere su noi stessi e sulla piega che sta prendendo la nostra vita, tra psicosi urbane e paranoie sociali. Noi siamo dalla parte di Thoreau!
L'arrivo al Kts di Freiburg, con giusto qualche ora di ritardo – ma che cos'è il tempo, se non una convenzione ed una gabbia mentale? – ci costringe, per un momento, a sospendere le nostre meditazioni tardo-primitiviste, a sconnetterci dalla comunicazione empatica tra la natura e noi, per collegare la strumentazione e prepararci a suonare.
[Puj] Mentre Valeria cerca di spiegare ad un tedesco che il tempo è una convenzione e una gabbia mentale, noi andiamo a mangiare. Menù superiore a base di pasta scotta al ragù vegetale con turbo-cipolla e insalata condita acqua e sale. Vediamo che i locali dispongono l'insalata sopra la pastasciutta, in un unico, enigmatico piatto. Ah, che amore i tedeschi!
Prima di noi suona un'incantevole band dal nome un po' ingrato di Elende bande (Banda di Miserabili). Formazione a tre (chitarra acustica, basso, batteria) e una manciata di ottime canzoni kraut-folk, nelle quali si ripetono spesso le uniche due parole tedesche che conosco oltre a zitronen e spirituosen, ovvero: freiheit (libertà) e zurück (indietro). Qui potete trovare scaricabile il loro demo: una generosa manciata di pezzi registrati malino, che però suonano esattamente come vecchie canzoni di protesta hippie degli anni '70! Bello, molto bello... bellissimo! 
 
Elende Bande


Mentre una parte del collettivo festeggia la buona riuscita del concerto ballando e brindando con del fresco (e analcolico) Club Mate (bevanda eccitante diffusissima in Germania, molto di più della coca-cola), l'altra metà assedia il bancone del bar, ordinando cose a caso. Il nonno è in prima linea, con il piglio del condottiero pervaso dal furore berserker: guida la flotta di kamikaze verso una rotta alcolica verde fosforescente, slalom gigante tra bicchierini di liquore da discount locale tipo BrancaMenta, ma molto più ghiaccioloso e appiccicoso. Ecco una breve testimonianza allucinatoria di quello che è accaduto dopo, dalla voce di uno dei protagonisti:
[Valeria] Una misteriosa linfa dal verde colore della clorofilla ha riscaldato le nostre viscere e ci ha fatto suggellare patti di eterna fratellanza, con uomini scalzi e donne coi rasta e i brillantini sul volto. Abbiamo danzato ieratici sulle note di un'arcana melodia su di una base che fa più o meno unz-unz-unz, si udiva il timbro corale ed ipnotico: “Raven gegen Deutschland. Wir haben euch was mitgebracht: Bass, Bass, Bass!

.


Mi sorprendo della maestria nell'arte della danza e delle piroette, dei miei nuovi compagni di ventura. Attorno a noi elfi, guerrieri e fate si uniscono alla danza che ci conduce alle ultime ore della notte...
[Puj] Quando elfi, guerrieri, fate etc... etc...si recano al cesso per sboccare, lasciamo il KTS e intraprendiamo una geniale passeggiata di alcuni chilometri nella notte gelida, che, speriamo, ci consenta di espiare le nostre colpe. Friburgo è deserta e silenziosa: sembra una città evacuata. Sulla strada ci accaniamo giustamente contro alcuni manifesti elettorali cartonati, che decidiamo di tirarci dietro l'un l'altro, in un momento transeunte di euforia. C'è chi interiorizza e s'immedesima nella condizione degli animali della Terra, camminando a quattro zampe per entrare in empatia con la natura del quadrupede. C'è chi si erge a faro e bussola dei nostri destini, urlando «Ubriachi! Seguitemi!». Comunque sia... l'alba è vicina ed è ora di riposare le nostre membra...

Il giorno dopo è tutto soltanto un brutto ricordo. O bello? Boh! Il Baden-Wuttenberg, la regione in cui si trovano Friburgo e Offenburg, ha l'aspetto di una fiaba crucca per bambini cresciuti: ovunque ci si giri, case di marzapane e boccali di birra tiepidi e schiumosi. Friburgo ci è familiare, ogni volta che ci torniamo, andiamo negli stessi posti: colazione a base di bretzel al café di Karthauser Strasse, un piatto di penne all'arrabbiata alla pizzeria Taormina (italo-fake) e un salto al market indiano lì di fianco, dove questa volta acquistiamo un focaccione gommato dal diametro di un metro... ci trattiamo bene, insomma. 

Kala-zonzo per Friburgo
.
Pianifichiamo poi un'incursione alla Lidl più grande del mondo: forti della consulenza di Valeria, regina del discount, acquistiamo il necessario per confezionare un aperitivo importante: bottiglia da un litro e mezzo di Soda Lemon Freeway, vodka tarocca Putinoff (ottimo veleno imbottigliato in Germania), salatini extra-strong (adatti a papille gustative pigre) e cartoncini alla paprika che dovrebbero essere patatine. Tutto alla modica cifra di sei euro e ottanta centesimi. La sera si suona al Juz Kessel di Offenburg. Soggiorniamo in un paese lì vicino chiamato Friesenheim, in una pensione gestita da un ex paracadutista kazako. 
Qui consumiamo il nostro aperitivo by Lidl, dentro tazze per il thé. Otteniamo un risultato deludente: salivazione densa, palato gonfio e nausea. Protagoniste a sorpresa alcune arachidi glassate contemporaneamente dolcissime e salatissime, che serberemo sempre nei nostri aliti... 
.



[Valeria] Il Juzz Kessel si presenta come un tunnel stretto e lungo, dove ci si perde immediatamente. La zona concerti si trova inabissata nel sottosuolo. Non ci sono finestre e la volta di mattoni rossi fa pensare ad una sorta di bunker in tempi di guerra. Il giga-graffito alla destra del palco, che rappresenta uno zombie con una birra in mano e recita "Il Juzz Kessel, trasforma ragazzi in alcolisti dal 1979", mi mette di buon umore. Stato di grazia consolidato dal panino col seitan più buono che abbia mai mangiato in vita mia e dal trionfo del team Valeria-Nonno, al calcio balilla. Con la pancia piena e il cuor contento, ci siamo seduti nell'area destinate alle proiezioni per vedere un documentario sulla Grecia, presentato da una donna meravigliosa che è stata così gentile da gestire il dibattito pre e post proiezione in inglese per i non-tedeschi presenti (ovvero noi).
[Sarta] Il documentario racconta della condizione dei migranti in Grecia, ora che spopolano quelle merde di Alba Dorata. Girato sul campo da una giovane tedesca, che ce ne racconta i retroscena, il video è bellissimo, perché crudo, sincero e realizzato con grande coinvolgimento, politico ed emotivo... si intitola “Into the fire” ed è opera dalle ragazze e dai ragazzi di reelnews.co.uk, un collettivo inglese che ha documentato sul campo diversi movimenti di protesta e realtà di sfruttamento in tutto il mondo. Scopriamo grazie a loro alcune aspetti che già conoscevamo della quotidianità greca, essendo stati a suonare recentemente ad Atene e a Larissa, ma che non pensavamo essere strutturati così su larga scala: il sistema di ronde contro gli stranieri organizzato da Alba Dorata con la connivenza della polizia, l'ostruzionismo volontario di tutte le istituzioni verso i migranti nel riconoscergli i più elementari diritti e tuttavia la tenace resistenze di ragazze e ragazzi giovani che si oppongono a questo dilagare di violenza fascista. L'austerità, mascherata da antidoto della crisi, ci sembra corrispondere di più ad una precisa volontà: accrescere gli squilibri tra i paesi europei, per mantenere una forza lavoro sempre più debole e disperata. Guardandomi intorno, in effetti, non posso che constatare come il welfare in Germania, anche tra i punk, sia decisamente invidiabile rispetto ad altri paesi!


.
Un po' scosso, alla fine della proiezione, dopo aver scambiato quattro chiacchiere vengo sorpreso dalla sagoma di un pingue tedesco brizzolato, che mi sorride: è il nostro amico Frank, che si è fatto 140 km per venire a vederci! Pazzo tedesco! 
[Puj] Purtroppo siamo l'unico gruppo in cartellone in quanto una band di ragazze truccate da panda ha dato forfait. Peccato, ma no problema: siamo qui per suonare e suoneremo quanto desidererà il famelico pubblio tedesco. Incredibile, ad un certo punto, irrompe un espediente scenografico D.I.Y.: una cascata di coriandoli di carta di giornale! Fantastico pensare che qualcuno abbia passato il pomeriggio a tagliuzzare vecchie copie del Bild per farcele nevicare sulla testa a metà concerto!


Businnes punks.

Il giorno dopo, belli freschi come bretzel lasciati una notte intera immersi in una pozzanghera, ci lanciamo come pazzi lungo i 500 chilometri che ci separano da Milano, concedendoci - da signori e signore quali noi siamo - una pausa al kebabbaro più perdente del più perdente paese tedesco (del quale non ricordiamo il nome) per un pranzo di lavoro che il nostro sistema digerente non dimenticherà tanto presto. La provincia, ovunque uno si trovi, ha sempre un fascino: come quei bar degli anni '90 arredati con colori pastello tipo rosa o tortora, e gli specchi ovunque, proprio come quello in cui ci siamo fermati dopo pranzo, nella piazza principale del paese. Nel quale, a sorpresa, quasi come monito, ci sorprende spietato un giro vorticoso di... vodke Putinoff! La Germania è un paradiso come sembra? La risposta è: sì.