31/12/11

[We talk about... us!]
S'ALZA IL SOLE SUL QUARTIER GENERALE DEL COLLETTIVO, UN NUOVO GIORNO INIZA...
Non ci piacciono i comunicati e le cose di questo genere, ma in questo periodo al Quartier Generale del collettivo Kalashnikov fervono sorprendenti novità e vogliamo condividerle con tutti voi. Si respira aria di rinnovamento e fermento creativo!
Innazitutto, Milena, colei che canta: da settembre si é trasferita in pianta stabile oltreconfine, a cinquecento chilometri da noi. Ciò significa che la sua partecipazione alla vita del collettivo si è di fatto interrotta; non si sa se per sempre o che cosa, ma allo stato attuale ci troviamo senza la voce che ha marchiato a fuoco le nostre canzoni degli ultimi (quasi) dieci anni. Che fare? La cosa più ovvia! Stiamo segretamente provando con una nuova cantante, disposta a condividere con noi l'umidità degli squat e l'odore acre del fumo rancido. Presto riveleremo l'identità di questa misteriosa e losca figura. Sarà l'eroina super-sconfitta che brandirà l'urlo della nostra vendetta! Esordio previsto: sabato 10 marzo 2012 (data scelta per ragioni imperscrutabili).

Poi: ci siamo catapultati nel futuro, giusto per dare un'occhiata, ed abbiamo rinvenuto un'umanità smemorata, un mondo traumatico che ha dimenticato il proprio passato sotto una coltre di speranze distrutte. Abbiamo iniziato a vagare alla ricerca di ricordi che ci potessero aiutare a ricostruire il passato e a rintracciare le cause della catastrofe che ha succhiato via la nostra storia. Abbiamo formato una banda, una pericolosa banda di musicisti scalcagnati, senza elettricità e senza pudore, per cantare il ricordo della catastrofe e le visioni di un futuro nuovo e scintillante. La banda ha come base gli scantinati di Villa Vegan occupata, localizzata in un punto segreto nella periferia nord di Milano, dalla quale pianifica le incursioni spazio-temporali ai danni della Storia Ufficiale. Presto inchioderemo su supporto fonografico questo mostruoso progetto poetico/terroristico/sonoro...
Detto questo, buonanotte amici e amiche: sognate cieli di fuoco, città in rovina e orizzonti selvaggi... penseremo noi a svegliarvi al momento opportuno!

30/12/11

[Free music for primitive punx]
ANIMA SOUND (Pre-punk free-form music, Germany) - Sturmischer Himmel (album 1971)
[Puj] Continuiamo a raccontare le gesta degli anti-musicisti più eroici del passato... Gli Anima Sound erano Paul e Limpe Fuchs, marito e moglie, mitologico due bavarese di musica improvvisata e performance art. Quando Limpe, una percussionista di formazione accademica incontra Paul, scultore, ha un'il
luminazione: applicare l'approccio scultoreo alla musica. Sculture musicali fatte di suoni prodotti dai materiali grezzi (legno, ferro, pietra...), dal loro scontrarsi insieme e dalla loro manipolazione. Paul costruiva strumenti assurdi con ferro ed altri materiali di recupero, a cui poi applicava dei pick-up per poterli amplificare.
La musica degli Anima Sound rifuggiva ogni legame con la musica tonale, ed era sostanzialmente basata sulle percussioni e sul cantato sciamanico di Limpe (un non-linguaggio del tutto privo di significato). I Fuchs utilizzavano strumenti autoprodotti che battezzavano con il loro nome: Fuchshorn, Fuchszither, Fuchsbass... I loro spettacoli erano caratterizzati da una forte componente fisica e dionisiaca: Limpe si esibiva spesso nuda alle percussioni, con il corpo totalmente dipinto di nero.
Nel 1971, i Paul e Limpe affrontarono un incredibile tour tra la Baviera e l'Olanda in trattore, trainando una casa di legno da loro stessi costruita che fungeva sia da abitazione che da palco per i live. Accompagnati da qualche pecora (per la lana e per il latte) e dai figli, hanno attraversato l'europa alla velocità di 20 Km/h (la velocità massima del trattore) suonando dove capitava, nello sgomento generale e al suono degli "anadate al lavorare!" che qua e là si alzavano tra il pubblico. Un grande esempio di tour d.i.y.! La tv tedesca, che seguì parte dell'impresa, ne produsse un documentario; più sotto trovate il trailer...

Gli Anima Sound non furono il tradizionale gruppo freak-out anni '70 di solare ascendenza hippie, ma un inquietante e scandaloso progetto di sperimentazione esistenziale e di anarchia sonora, una cosa oscura e davvero poco rassicurante. L'unico vero e proprio album della band, "Sturmischer himmel" (Cielo tempestoso), fu pubblicato dalla Ohr ("Orecchio", celebre label sperimetale tedesca) nel 1971 e lo trovate scaricabile qui sotto.
I coniugi Fuchs andarono avanti a suonare insieme per tutti gli anni '70, poi il progetto Anima Sound prese altre strade, più vicine alla performance teatrale. Limpe ha continuato a vivere nel casolare nella campagna bavarese dove ha sempre vissuto, a suonare le percussioni e a cimentarsi in performance musicali fino ai giorni nostri. Oggi propone concerti "didattici", nei quali cerca di avvicinare il pubblico alla peculiarità dei suoni che ci circondano quotidianamente e alle "possibilità musicali" delle cose: "Quando sento un cane che abbaia durante una mia performance abbaio anch'io. Ricordo che una volta ho suonato in un cortile ed era pieno di uccelli che volavano e io ho usato il loro cinguettio nella mia performance. A volte, le persone mi dicono che quando escono dai miei concerti e vanno alla macchina, per la prima volta, fanno caso al suono della portiera che si chiude. Questo per me é un successo!".
Sull'eperienza degli Anima Sound, Limpe dice: "Quando abbiamo iniziato a suonare io e Paul, la nostra era una protesta: il rumore contro la musica classica, la via tradizionale alla musica. Oggi, quello che abbiamo fatto un tempo, non ha più senso, non serve più perché tutto è possibile: oggi c'é il punk, la house, la musica noise... Penso che il musicista del futuro dovrà essere in grado di far capire il silenzio. A volte, quando suono in concerto, i momenti più intensi sono quelli quando mi interrompo e sto in silenzio. Lo so, sarà dura per un musicista dire all'organizzatore di un concerto: ehi, sono un musicista... e suono meglio quando sto in silenzio!".

>>> Download Anima Sound album "Sturmischer himmel" (1971) in .mp3 (.rar. - 43 mb.)


29/12/11

[Free music for primitive punx]
AKTUALA (arcaic-folk, primitivist music, Milano, Italy) - Discography 1973-1976
[Puj] Ed ora... qual
cosa di completamente diverso. Il punk come lo intendiamo noi é sperimentazione di modalità "altre" di fare le cose e di stare insieme, sulla scia di quanto ci hanno insegnato i nostri vecchi anti-maestri (no gods, no masters!) dell'anarcopunk inglese ed italiano. Tuttavia, non è solo nel contesto della cultura punk che é possibile sperimentare, attraverso la musica, un approccio d.i.y. all'esistente; da sempre infatti siamo interessati alle espressioni musicali lontane dal punk, nelle quali però si può riscontrare quello spirito che a noi piace del punk. Vicende musicali border-line dove arte, vita e ricerca si fondono, nelle quali "suonare" non significa mettere le dita in un certo ordine sullo strumento, ma significa vivere un'esperienza esistenziale totalizzante.
La sto
ria degli Aktuala ("attuale" in esperanto) si colloca in un periodo piuttosto fecondo per questo tipo di esperienze: la prima metà degli anni '70. I milanesi Walter Maioli (collezionista di strumenti antichi) e Daniele Cavallanti (sassofonista free-jazz), entrambi appassionati di musica primitiva e strumenti esotici, formano un collettivo di musicisti-archeologi dediti alla riscoperta della musicalità arcaica e primigenia. Maioli e Cavallanti registrano un primo omonimo album nel 1973 con una line-up aperta e variabile. Dal retrocopertina del disco: "Affinché nella pluricultura del Villaggio Globale, non si arrivi ad una monocultura standardizzata e global, dettata da un'unica scala temperata di 12 note". Numerosissimi gli strumenti utilizzati: oboe arabo, djembe, gong, balalaika, dulcimer, sitar, koborò, tablas... Tutti strumenti acustici, naturalmente.
Dopo una prima esperienza di vita condivisa in una comune in via Ripamonti a Milano assieme ad operai, studenti, tossici, giovani sbomballati etc.etc., i due decidono di trasferirsi in campagna e si stabiliscono in un mulino abbandonato risalente al XVII secolo, nella campagna intorno a Pistoia. Mettono insieme una comune questa volta di soli musicisti all'insegna dell'autogestione agricola. Un po' suonano, un po' raccolgono le olive. Risultato di questa vicenda artistico/contadina é l'album "Terra" (1974). Altisonante la dichiarazione di Maioli in un'intervista dell'epoca: "Non si può fare musica naturale, se non si vive una vita naturale. In campagna abbiamo imparato a raccogliere le olive, oltre che i suoni. Gli strumenti che utilizziamo sono strumenti naturali... sono i primi trovati in natura dall'uomo, come la conchiglia, o fatti da lui con i materiali più semplici, a portata di mano. Vogliamo ritornare all'origine della musica, quando gli uomini si sentivano nella natura, ne ascoltavano le voci e le riproducevano come potevano".

Demetrio Stratos degli Area definì la musica degli Aktuala "un pastone timbrico" e accusò la band, con i suoi maldestri raga indo-maccheronici, di "arrecare offesa al proletariato indiano". Ah, ha, ah! In realtà, la durezza del giudizio di Stratos, nasceva da un'attitudine trombona tipica dell'epoca, che voleva tutti i musicisti cantori del Sol dell'Avvenire: gli Aktuala non erano un gruppo di partito, né i portavoce di un popolo oppresso, e nemmeno erano interessati alla ricerca e alla filologia musicale in sè e per sé; erano piuttosto un collettivo anarchico dedito alla sperimentazione esistenziale attraverso la musica. Ciò si rispecchiava anche nelle loro scelte live un po' naif, di fatto molto più autenticamente "proletarie" di quelle dei loro colleghi rockettari: niente festival di musica d'avanguardia, niente raduni del Movimento Studentesco, niente università, niente teatri, ma piazze, marciapiedi, strade, prati e altre situazioni improvvisate in mezzo alla gente: si stendeva un tappeto e si suonava. Poi, a metà concerto, la band faceva il té e lo offriva agli spettatori!
Tra il 1975 e il 1976, dopo la faccenda delle olive, gli Aktuala trascorrono un po' di tempo in Marocco. Vagano nel deserto, conoscono i musicisti locali, registrano frammenti di musica, imparano a suonare gli strumenti primitivi del Maghreb. Tornano a Milano e registrano l'album dal ridicolo nome di "Tappeto Volante", poi si sciolgono, ma Maioli continuerà a suonare e ad interessarsi di musica primitiva, dedicando tutta la sua esistenza a questo tipo di ricerche.
"Terra" é forse il loro album più riuscito, più compiuto, mentre l'esordio quello più selvaggio e quindi entusiasmante. Tappeto volante invece é musicalmente scassato (e funestato da una registrazione fatta col walkman in mezzo al deserto), ma è il più evocativo. Quindi? Quindi eccovi tutti e tre gli album degli Aktuala qua sotto, ovvero la discografia completa! Mummie, siete pronte per il vostro cazzo di viaggio mistico?

>>> Download Aktuala discography (1973 - 1976) in .mp3 (.rar - 185 mb.)

28/12/11

[Free music for punx]
LIVORE (H.c. L'Aquila, Italy) - Allevatori di morte (cd - d.i.y. 2011)
[Puj] Allevatori di Morte degli aquilani Livore é semplicemente uno dei migliori dischi di hc italiano che ci sia capitato di ascoltare negli ultimi mesi. C'é davvero poco da obiettare: testi molto belli, grande registrazione, notevole sfoggio di tecnica da parte di tutti i componenti, un artwork davvero toccante. Se all'hc musicalmente si chiede potenza, groove e aggressività, beh, qui la risposta é: oooh yes! Aggiungiamoci una sana e chiara attitudine libertaria e il quadro si completa al meglio. A volte la musica h.c. (per i nostri gusti) trasuda una quantità di testosterone troppo elevata: nei Livore però, la presenza femminile al microfono é perfetta per mitigare l'olezzo di sudore virile, senza rinunciare ad un briciolo di tamarra veemenza. Insomma, questo per dire che, pur mantenendo gli stilemi del moderno h.c. che flirta col metal, i Livore non cadono in ovvietà di genere. A noi piacciono le cose un po' transgender, lo sapete.
Conoscemmo i Livore a L'Aquila lo scorso giugno durante un concerto all'Asilo Occupato. Fu strano suonare nella città abruzzese ai bordi del centro storico devastato dal terremoto, che attraversammo di notte, immersi nel silenzio...

>>> Download Allevatori di morte album in .ogg from Livore website (.rar - 40mb.)

27/12/11

[Free music for punx]
MINORANZA DI UNO (Friuli h.c.) - A ritmo dell'inganno (d.i.y. cd 2011)
[Puj] All'anagrafe dei gruppi punk, i Minoranza di Uno risultano un gruppo di fresca formazione, ma poi scopriamo tra le loro fila si celano vecchi ceffi friulani con i quali abbiamo condiviso tante tazze di vinello delle loro terre, giovine nettare solitamente contenuto in pratiche taniche da cinque litrazzi...
Spacciatori di Musica Stupefacente e Teatro delle Ombre sono stati due importanti gruppi della scena h.c. friulana degli anni zero, nel solco del miglior cantautorato h.c. all'italiana, tipo Kina per intenderci. Oggi quei gruppi non esistono più e al loro posto ci sono i Minoranza di Uno che più o meno suonano la stessa musica: sentimentale punk/hc con il cuore in mano e la gola che brucia.
Di recente uscita, questo cd (quattro pezzi per un totale di otto minuti scarsi) va assolutamente ascoltato con il libretto dei testi davanti perché il connubio musica/testi qui é decisivo (e purtroppo la scansione del booklet coi testi é venuta particolarmente male, quindi, ehm, dovrete faticare...). Nei Minoranza di Uno (nei quali ritroviamo Pavel e Beppe del Teatro delle Ombre, nonché Frisko e Sandro degli Spacciatori di Muscia Stupefacente) c'è un'approccio alla materia molto artigianale, contadino direi, c'é una totale quanto sana estraneità alle mode: questa, signori miei, é gente concreta che va per la sua strada ("se lo schianto è inevitabile sarà il muro a crollare, non certo io!") e dice le cose che ha nel cuore, con passione
, senza slogan e senza retorica! Evviva! La saga dell'h.c. friulano continua...

>>> Download Minoranza di Uno - A ritmo dell'inganno album in .mp3 (.rar - 14,4 mb.)

30/11/11

[We talk about...]
VAMPIRIZZATI OGGI: new Kalashnikov 7"... revealed!
[Puj] Evviva. E' on-line la pagina monografica dedicata a Vampirizzati Oggi, il nostro ultimo 7" (il linkino é qua sopra). Dentro ci trovate le canzoni, i testi, l'artwork e le solite divagazioni sui temi che ci hanno ispirato nonché sulle vicende (semiserie) legate alla registrazione del disco.
Approfittiamo di quest'occasione per ringraziare tutte le etichette d.i.y. sparse per il mondo che hanno collaborato nella produzione/distribuzione del disco, ovvero: Choas Rurale (Canada), SP Records (Giappone), La Nuragica, Sirboni records, Nuclear Chaos, Solezenith/LeTormenta, Kutre records (Mexico), Deny Everything, Forever True, Baobab autoproduzioni, Antenora distro, Fraildieilfa autoproduzioni, Cimurro d.i.y., La Revolution sera pas motorisée (Francia), Burning Boards, Fussil 'zine (Mexico), Sapilla 'zine (Grecia), Comets and Anchors. Oh, spero di non aver dimenticata nessuno...
E non dimentichiamo nemmeno il Manu (Ebola, Food for Worms) e Diego (Graficanera), che hanno contribuito con i loro lavori grafici al booklet del disco. Yaaa!

>>> Go to Vampirizzati Oggi page!

19/11/11

[We talk about...]
GRAFICANERA blog!

"Grafica Nera è un progetto artistico di ispirazione anarchica e anti-autoritaria, il nostro obbiettivo è arricchire la diffusione cartacea e digitale del pensiero libertario realizzando grafiche di nostra iniziativa e anche su proposta di attivist*. Le nostre produzioni spaziano tra opuscoli, flyer, poster, manualetti, loghi, copertine per dischi e libri, vignette satiriche, fumetti, immagini per serigrafie, piccole animazioni digitali e tante altre cose… Crediamo nella forza comunicativa dell’immagine e intendiamo servirci di questa potenzialità per fare il solletico alla gente rassegnata a questo mondo senza armonia e a corto di gioia. In poche parole, vogliamo spargere iconoclastia con le nostre icone".
[Puj] Graficanera è un ottimo blog curato da colui che, tra l'altro, ha realizzato gli artwork interni del nostro ultimo sette pollici. Nel sito ci sono alcuni dei lavori grafici di questo misterioso personaggio, ma anche poster, flyer e opuscoli da lui appositamente tradotti ed illustrati, come quello, davvero interessante e soprattutto attuale, su anarchia e alcool ("...per un mondo di incanto, o di anarcoolismo?...”). Il nostro mister x è molto disponibile e collaborativo, ma anche moooolto bravo, quindi non abbiate riserve a contattarlo per qualsiasi progetto frulli nelle vostre menti bacate...

>>> Enjoy Graficanera.noblogs.org!

11/11/11


Kalashnikov collective live @ Telos Occupato, Saronno, Italy [31 october 2011, Halloween party!]

19/10/11

[New Kalashnikov collective ep!]
VAMPIRIZZATI OGGI! (7" - 4 tks. - d.i.y. 2011)
[Puj] Quasi un anno fa, lo scorso dicembre, abbiamo preso su tutte le nostre cianfrusaglie e siamo andati al Telos (il nostro amato squat di Saronno, a nord di milano) per registrare quattro pezzi. Abbiamo dislocato gli ampli nelle varie stanze e collegato tutto ad un mostruoso mixer pieno di led, assolutamente natalizio. Faceva un freddo becco e abbiamo suonato con il giubbotto, la sciarpa e i guanti. Il risultato é "Vampirizzati Oggi", un 7" coprodotto da tanti amici in giro per il mondo. Per gli amanti dei dati tecnici: 400 copie in vinile nero, 100 in vinile rosso trasparente, booklet 18 cm. x un metro e dieci ripiegato a 6 ante, albo a fumetti di 12 pagine incluso e sangue sulla copertina spennellato a mano, copia per copia.
I pezzi hanno come protagonisti i mostri dei vecchi film horror di serie b: ci sono i vampiri della title track, ci sono i fantasmi di Canzone d'amore spettrale e gli zombie de La fabbrica dei morti e de Il vero degrado è l'abitudine al vivere (cover creativa dei nostri fratelli grinder Ebola). Come facemmo per i supereroi di "Dreams for super-defeated heroes", abbiamo preso i mostri dei fumetti e li abbiamo scaraventati nel quotidiano, nell'ordinario, per spiegare quanto possa essere "mostruosa" la vita di tutti i giorni, soprattutto per chi come noi ha qualche problema di idiosincrasia rispetto al mondo che lo circonda. Il tema comune a tutti i pezzi é quindi la quotidianità, l'eterno ritorno dell'uguale, la routine dissanguante, vampirizzante appunto, che il Sistema impone.
Presto apparirà qua sopra una pagina deidcata al 7", con testi, mp3 ed altre info. Per ora accontentatevi del videoclip di Canzone d'amore spettrale...


[Tienimi per mano mentre pendo dall'abisso ed oscillo come lacrima sulla forca del destino: se lasci la presa sai, non sarò io a cadere, ma tu, ad essere risucchiato dal buio magnete che sorregge le stelle e stacca i sogni dalla testa degli uomini... che sorregge le stelle e stacca i sogni dalla testa degli uomini...].

01/10/11

[Free books for punx]
Giuseppe Bucalo - Sentire le voci. Guida all'ascolto (1998) e Intervista a John Nash (2003)
[Pep] “Sentire le voci - Guida all'ascolto” è l'ironico titolo del libro in cui il teorico anti-psichiatrico Giuseppe Bucalo ridisegna, inserendosi nell'orizzonte della battaglia contro lo Stato Terapeutico teorizzata da Thomas Szasz, le modalità della militanza antipsichiatrica nella direzione della fondazione di nuove declinazioni della soggettività detta psicotica, tali da operare socialmente quali dispositivi resistenziali nei confronti dei processi di normalizzazione identitaria. Il versante della fenomenologia psicotica su cui Bucalo vuole insediare le nuove formulazioni della soggettività che delinea, e le modalità relazionali atte a porle in essere, è quello dell'allucinazione uditiva, cui l'autore applica l'ottica della propria psichiatria post-terapeutica, in cui la soggettività psicotica si decostituisca da oggetto di procedure terapeutiche per autocostituirsi come soggetto di calibrate procedure autogestionali: dischiudendosi all'orizzonte pienamente politico e creativamente politicizzabile della mediazione tra modalità cognitive psicotiche (e correlati stili di vita) e la struttura sociale, con la sua architettura identitaria normalizzante. Quest'ultima è primariamente garantita da un'accezione comune di realtà tale da costituire il fondamento e l' intrascendibile perimetro delle relazioni sociali, e la cui condizione è il mantenimento di un regime soggettivo collettivamente omologo, la cosiddetta salute mentale.
Il libro di Bucalo, che guarda con molto favore alle tesi sulla mente bicamerale dello psicologo Julian Jaynes, si caratterizza pertanto sia per una rilettura critica della letteratura testimoniale dell'argomento (da “Il mio volo verso la libertà” di Eileen Caddy a “La stanza del silenzio” di Lori Schiller, passando per le testimonianze raccolte da studiosi come Romme ed Escher), sia per la presa in esame di diversi protagonisti del cristianesimo (da Teresa D'Avila fino allo stesso Gesù Cristo, disaminato da Bucalo, e il cui dialogo con Satana nel deserto è, ovviamente, facile da classificare come esempio di schizofrenia da manuale psichiatrico). Questi mistici cristiani sono soggetti le cui vicende personali e le specifiche circostanze sociali hanno portato la loro follia ad essere istituzionalizzata non nel manicomio e nelle sue squalificanti diagnosi di squilibrio psichico, ma nella Chiesa e nelle sue celebrative diagnosi di santità, ponendoli comunque sotto lo scacco di una radicale neutralizzazione e strumentalizzazione politica della loro soggettività deviante. E' pertanto evidente che la produzione seriale di “pazzi” di pertinenza della psichiatria si rivela indispensabile per la produzione seriale di “santi” di pertinenza del cristianesimo (per quanto si proponga come dichiaratamente od oggettivamente concorrenziale rispetto a questa), i quali si modellano e ruolizzano come tali nella necessità di sfuggire alla radicalmente svantaggiosa qualificazione identitaria psichiatrica, scegliendo la via della codificazione in direzione cristiana della propria soggettività ab-norme e del suo conseguente immiserimento parodistico.
L'orizzonte politico promosso da Bucalo rispetto all'esperienza dell'audizione di voci è al contrario quello della formazione, oggi già in atto nel mondo occidentale, di associazioni di auditori i quali elaborino un rapporto non obiettivante e non terapeutico con le proprie modalità sensoriali “psicotiche”, sospendendo la squalificazione psichiatrica di esse e la svalorizzazione aprioristica dei loro contenuti e orientandosi invece verso la loro gestione, inclusiva di una comunicazione e di una mediazione delle proprie esperienze nel più vasto alveo della società: tale modalità aggregativa è virtualmente esiziale sia per la superstizione cristiana che per quella psichiatrica,che trovano la fonte della propria esistenza e il proprio mezzo di sopravvivenza nella follia,e più in generale in qualsivoglia devianza psichica, e in sue specifiche modalità gestionali, rendendosi inattuabili le quali decadrebbero strutturalmente entrambe le superstizioni. E' peraltro una forma aggregativa che si caratterizza per tratti veramente sub-culturali, nel senso della produzione di modalità relazionali, codici valoriali, ma, ancor più radicalmente, orizzonti di realtà non socialmente garantiti. Accludiamo infine al testo di Bucalo la testimonianza di uno dei più noti uditori di voci, il matematico, Nobel per l'economia e studioso della teoria dei giochi, John Nash, di cui presentiamo un'intervista del 2003 (rilasciata a Piergiorgio Odifreddi) che ci rimanda la sua demistificante lettura della follia quale concetto puramente legale e il suo lucido e amaro sguardo critico sulla psichiatria.

>>> Download "Giuseppe Bucalo - Sentire le voci" in formato .pdf [ITA] (39 mb.)

30/09/11

[Free books for punx]
AA.VV. - L'antimaschio-Autocoscienza e liberazione del maschio (1982)
[Pep] Curato da Stefano Segre, “L'antimaschio” fu pubblicato, in anni in cui già risultavano evidenti le dinamiche del riflusso sociale (mentre la prima edizione era del 1977), con l'ambiziosa intenzione di convogliare in un unico volume il portato teorico più significativo di circa un decennio di azione politico-culturale dei movimenti internazionali di liberazione maschile (ravvisanti la loro modalità operativa nell'importare all'interno di aggregazioni politiche integralmente maschili, costituite per lo specifico scopo, i dispositivi critici e le strategie relazionali elaborati dai movimenti femministi e di liberazione gay, facendoli agire da fattori disgreganti degli assetti identitari patriarcali). Il tentativo di rilanciare nel contesto italiano questa modalità radicale di mobilitazione politica maschile era destinato ad un prevalente fallimento: i movimenti di liberazione maschile, pur non scomparendo, cominciarono negli anni immediatamente successivi ad affievolirsi fatalmente, in concomitanza con l'offuscamento di una coscienza critica femminista puntuale e sistematica.
Ed è proprio per questo che il volume che il Kalashnikov Collective Headquarter presenta ai propri lettori è senza dubbio da situare temporalmente ma non è affatto datato: alcune delle affermazioni che Segre propone nella sua lucidissima introduzione, cui fanno riscontro i molti documenti militanti presentati, risultano addirittura più attuali oggi di quanto lo fossero allora. Al riguardo si pensi alla messa a fuoco dell'idea-chiave dei movimenti di liberazione dell'uomo, ovvero la necessità politica di sottrarsi definitivamente alla doppiezza incongruente e ingannevole dell'atteggiamento maschile verso il femminismo, consistente da un lato nell'aderirvi con entusiasmo senza riserve, facendosi oggetti passivi dei suoi processi critici, e dall'altro nell'osteggiarlo con pregiudizio e fanatismo, attraverso l'attivazione sottesamente correlata di due attori apparentemente diversi, il maschio progressista e “illuminato” e quello retrivo e conservatore : è invece l'iniziativa maschile di farsi operatori attivi dei processi di metamorfosi sociale e antropologica innescati dall'offensiva femminista che può invalidare questa strategia maschilista della falsa alternativa (che abbiamo evidenziato quale strumento atto a eliminare non tanto il processo di liberazione femminile, ma, più radicalmente e inavvertibilmente, la possibilità stessa del suo inveramento definitivo, operando attraverso l'interdizione, direttamente agibile, dei processi di emancipazione maschile). Esibendo una sofisticata e puntuale autoconsapevolezza, riconducibile all'erosione sessantottina delle barriere tra la sfera personale e quella politica, Segre mette a fuoco i vari tratti dell'assetto identitario maschile (con riferimenti alle pensatrici femministe, da Shulamith Firestone a Simone de Beauvoir, da Luce Irigaray a Serena Nozzoli, fino a Elena Gianini Belotti, come al cruciale teorico anti-psichiatrico David Cooper, colto nel risvolto anti-familista della propria riflessione), denunciandone il fondamentale carattere di artificio sociale, di cui decostruisce ed attacca l'imperniarsi sull'ideologia lavorista con i correlati risvolti competitivi (oggi grandiosamente rilanciata sulla base della mistificatoria e moraleggiante categoria del “merito”, oggettivamente e intenzionalmente atta a produrre ad ogni livello la marginalizzazione e il fraintendimento della competenza professionale). Segre sottolinea anche lo strutturarsi progressivo degli uomini in quanto tali in seno all'arcaico proscenio teatrale della famiglia (fatta oggi oggetto di amore maniacale da parte degli estimatori dei vari Family Day e non di rado ri-proposta quale vettore virale di normalizzazione anche propugnandone modalità alternative): di qui, fra l'altro, la sessualità maschile (avente nello stupro il proprio portato più compiuto), orientata a manifestare potenza prestazionalmente, con l'attivazione conseguente del grottesco stigma dell'impotenza (oggi tradottosi e rigeneratosi nei termini della coazione sociale alla terapia di quest'ultima).Altrettanto sottolineata è la strutturale, complice alleanza tra gli uomini, intrisa di feroce competitività, e fondata sulla modalità repressa dell'omosessualità, alleanza divenuta col tempo più forte ed operativamente aggressiva, in seguito alla crescente affermazione sociale della donna. Alla disamina di Segre fa seguito l'antologia dei movimenti di liberazione maschile che prende in considerazione, senza pretese di esaustività, la scena di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Germania.
Muovendosi tra la critica femminista della soggettività maschile e il progetto di erotizzazione esplicita delle relazioni tra uomini mutuato dalla riflessione gay, si dipanano le varie proposte: partendo dalla situazione esemplare degli Stati Uniti, con i Men against Sexism (“In un rovesciamento del vecchio racconto biblico, il movimento di liberazione degli uomini nacque dalla costola di una donna, dal movimento di liberazione femminista”, scrive con lucida radicalità il loro esponente Russ Rueger) e gli Effemministi Rivoluzionari (il movimento ginecocentrico, gay ed eterosessuale, mirante, nell'ottica della restaurazione degli antichi matriarcati, a trasferire alle donne il potere politico e sociale nella sua globalità, e la cui rivista, “Double- f: a Magazine of Effeminism”, era apprezzata anche da una pensatrice lesbo-femminista quale Mary Daly). Si passa poi alla nebulosa dei movimenti britannici e alla composita situazione tedesca,fino a quella dei “femministi” italiani, reattivi rispetto ai modelli di militanza proposti/imposti dal Partito Comunista.
Così infine Stefano Segre, sottolineando, in implicita convergenza con Monique Wittig, come la soggettività maschile costituisca il perno e il fondamento di ogni possibile discriminazione e confermando, con l'attualità delle sue parole, quanto insufficientemente lo stesso mondo occidentale sia cambiato da quel ( lontano?) 1982: “Emarginiamo la donna, gli altri uomini li combattiamo, sottomettiamo i figli. Non c'è che dire: una vita felice, gratificante, piacevole. Non mendichiamo compassione, non ha senso. Essere maschi è a tutt'oggi, malgrado tutto,ancora gratificante. Sicuramente più che essere donna, omosessuale, negro, pazzo e così via.”

>>> Download AA.VV. - L'Antimaschio in .pdf [ITA] (11 mb.)

23/09/11

[Cd-r from the world - 10]
HORROR VACUI (dark rock, Italy) - Black rivers promo (2011)
[Puj] Nuova raffica di cd-r, questa volta frutto di una recente trasferta finlandese. A Jyvaskyla, abbiamo intercettato una data del tour estivo degli amici Kontatto e Koppa mi ha regalato il demo degli Horror Vacui, dark-punk band di stanza a Bologna, formata da alcuni noti personaggi della scena crust/h.c. locale: dietro al monicker di Henry Flat Fields si nasconde Enrico, batterista dei Sumo, mentre Lo Sceriffo (the Sheriff) al microfono é naturalmente Koppa (in versione Jim Morrison). Alla chitarra c'é invece la mitologica Marziona (batterista di Kontatto e Campus Sterminii).
La confezione é essenziale e la registrazione casalinga (realizzata all'Atlantide Occupata di Bologna), ma l'insieme funziona: prestando attenzione si può percepire lo sbattere d'ali dei pipistrelli, annusare il profumo della nebbia sulle rive del Tamigi e udire in lontananza il frastuono delle discoteche bat-cave ultra-kitcsh dei sobborghi londinesi... beh, l'immaginario c'é tutto, grazie anche ai suoni che evocano i vecchi gruppi gothic pre-metal e pre-ebm (Specimen e Alien Sex Fiend, soprattutto, ma anche i primi Sister of Mercy); le canzoni hanno una solida struttura rock, ma con inflessioni pop-romantic da tormentone autunnale. Insomma: anche i crusties hanno un cuore, sebbene infranto...

>>> Download HORROR VACUI cd-r promo in .mp3 (.rar - 36 mb.)

[Cd-r from the world - 11]
RAJAT (Anarcopunk, Finland) - 7traks demo (2011)

[Puj] Nella nostra vacanza finlandese non doveva mancare una tappa a Tampere, dove vive ormai da qualche anno mister Andrea Bonini, amico e chitarrista dell'anarcopunk band italiana Anxtv. In terra finnica Andrea, insieme alla compagna Katri (voce dei crusties locali Rakkaus)
, Jukkeli (cantante dei Sotatila) e l'ottimo batterista Jukka, ha dato vita ai Rajat, una band dark-crust che abbiamo visto esordire live proprio l'agosto scorso sul palco del Vastavirta di Tampere. I Rajat (che in finlandese significa "confine", "limite") suonano h.c. macilento ai limiti del crust e vantano un'ottima amalgama per essere assieme solo da qualche mese! Il cd-r é confezionato in un artwork del sempre notevole Bonini, il cui stile si avvicina a quello dell'altrettanto notevole Nick Blinko dei Rudimentary Peni, band anarcopunk inglese degli '80. Non sapete chi é Nick Blinko? Apriamo una parentesi: anche se molti non lo sanno (compreso lui stesso) Blinko é uno dei più significativi artisti punk, riconosciuto oggi come esponente della cosiddetta "outsider art" o "art brut", definizione con il quale si indicano quesgli artisti che operano del tutto al di fuori delle norme estetiche e stilistiche convenzionali. Il termine "art-brut" fu coniato da DuBuffet con particolare riferimento alle opere dei degenti dei manicomi. Anche Nick Blinko soffriva in effetti di un distrubo schizoaffettivo e fu ricoverato per un lungo periodo in una clinica psichiatrica. Le sue "opere" più note non sono altro che gli artwork dei dischi dei Rudimentary Peni. Tornando ai Rajat... beh, non rimane che scricare il demo da qua sotto!

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[Cd-r from the world - 12]
TRIBE 84 (post-punk, Italy or Finland?) - Unreleased 5tks. demo (2011)
[Puj] Nei lunghi e rigidi inverni finlandesi trascorsi tappati in casa non resta altro che procurarsi un otto piste digitale e registrare i dischi da soli. Così ha fatto il nostro punk spezzino che oggi vive a Tampere: Andrea Bonini degli Anxtv ci propone cinque pezzi di post-punk esistenzialista dai toni pacati.
Il suono minimale e la disperazione controllata evocano naturalmente i Joy Division, ma la batteria elettronica conferisce all'insieme uno strano appeal dance! Chi crede che la Finlandia non sia in sintonia con le atmosfere depressive, apatiche e post-industriali del post-punk si sbaglia: le città finlandesi, con le loro case bianche ed asettiche, un po' sovietiche e il cielo perennemente plumbeo sono davvero lo scenario ideale per questo tipo di musica!
I testi sono frammenti auto-biografici, ispirati a momenti di vita quotidiana. Suggestivo il sound scarno con la chitarra ubriaca che ricorda (come lo stesso autore mi ha suggerito!) il buffo disco new-wave ("Second empire justice") della Oi-band inglese Blitz...

>>> Download TRIBE 84 Unreleased demo in .mp3 (.rar - 31 mb.)

14/09/11


Kalashnikov collective live @ Cascina Torchiera (Milano, Italy) 10/9/2011 [+ Descrenca Absoluta + Tetano + Ultimogiro]. Quale domani, quale futuro? (Wretched)

29/08/11

[Free books for punx]
Jacques Bergier - La Cospirazione Pugwash (articolo, 1967)
[Puj] In questi giorni il vero incubo della borghesia occidentale è quello della recessione: la catastrofe si declina nel tracollo dell'illusione capitalista di un benessere infinito. Ma questa, cari feticisti dell'apocalisse, è una catastrofe alla moda! Noi continuiamo ad appassionarci alle ben più avvincenti paranoie vintage. Dissotteriamo quindi questo articolo pubblicato nel 1967 sulla rivista francese Planéte: l'isteria nucleare era al suo apice, così come la tensione tra le superpotenze USA-URSS. Il mondo era sull'orlo di una guerra senza ritorno? Certo che sì, annuivano i futurologi più ottimisti. Gli scienziati, per contribuire da par loro all'isterismo collettivo, si cimentavano in avventurosi calcoli su quali potessero essere gli effetti di una bomba atomica di 10 megatoni sganciata sul centro di una grande città, ad esempio Londra: "L'esplosione a due chilomteri sopra Trafalgar Square, annienterebbe Londra. Il centro della città sarebbe ridotto in polvere. Al di sotto si alzerebbe una colonna di fuoco alta due chilometri, larga quaranta. Un uragano si scatenerebbe tutt'intorno. I depositi e le condutture di gas, le stazioni di benzina esploderebbero. L'aria dei rifugi sarebbe verrebbe aspirata e sostituita da ossido di carbonio, mortalmente tossico. In un raggio di ottanta chilometri tutti resterebbero accecati. Un ordigno megatonico devasta approssimativamente 20.000 chilomteri quadrati. Ne occorrerebbero dunque ottocento o mille per distruggere l'Unione Sovietica". La domanda che si ponevano gli scienziati coinvolti, all'epoca della Guerra Fredda, nelle ricerche sull'atomo era: "La scienza sta diventando una minaccia per l'umanità?". Per uscire a testa alta da questo imbarazzante quesito due illustri scienziati degli anni '50 Albert Einstein e Bertrand Russel sottoscrissero un manifesto rivolto ai colleghi: "Ricordatevi della vostra umanità e dimenticate il resto. Se riuscite a farlo, la via di un nuovo paradiso é aperta, se no è la morte universale".
Queste parole furono all'origine di un movimento noto con il nome di Pugwash (dal nome della località nella quale si svolse il primo incontro ufficiale) animato da scienziati promotori del disarmo totale delle nazioni. Questo più o meno quello di cui si parla in questo breve ma roboante articolo, che trasuda paranoia ad ogni virgola. Un must per voi appasionati del catastrofismo old school.

>>> Download "La cospirazione Pugwash" in .pdf [ITA] (3,40 mb.)


[Le operose bidelle del Museo Atomico di Sarov (Russia) intente a tirare a lucido un modello della Bomba Zar, la più potente arma nucleare mai sperimentata: oltre 4000 volte più distruttiva della bomba di Hiroshima, fu sganciata dai sovietici nel 1961 sull'isola di Novaja Zemlja, nell'estremo nord russo...]

24/08/11

[Free music for punx]
ATRA PESTIS - "Nessuno uscirà vivo di qui..."
[Sarta] Ahhh, fine agosto...la città sbadiglia e si ripopola di automobili, di gente che va al lavoro e sclera per il parcheggio, con l'aria condizionata a manetta che li tiene al sicuro dalla caldazza. E noi, luridi punx che l'aria condizionata non ce l'abbiamo, cosa possiamo fare per salvarci da questo afoso e deprimente scenario? Andare in montagna a fare un giro? Ma no! C'è un rimedio molto più efficace: un disco black metal! Lo scorso anno vi propinai "Il Segreto della vita" (qualcuno, a parte il mio amico Marky, l'ha poi ascoltato?) questa volta invece vi rifilo una cosa che ho fatto diversi anni dopo: si tratta della one-man band "Atra Pestis", il cui disco "Nessuno uscirà vivo di qui..." è un mini-concept black metal dotato di una "confezione" questa volta decisamente più professionale (quasi troppo) in cui il vostro baldo Sarta scrive, suona e - udite udite! - canta, tutto da solo. Avevo appena comprato la nuova scheda sonora del computer e, per provarla un po', ho registrato in casa questi pezzi, che più o meno avevo in canna da qualche tempo, ispirati al black metal degli anni '90, quello dei primi Emperor e Limbonic Art. Nei testi però, invece di parlare di Satana e Odino come un babbeo black-metal col cerone sulla faccia, ho inserito delle liriche che parlano di tematiche eco-radicali ed esistenziali a tinte fosche, cercando di costruire un'atmosfera oscura e disperata, come di una fine imminente. Inoltre, rispetto al sound dei gruppi citati, i pezzi di Atra Pestis sono dotati di un songwriting più lineare e compatto: ho sempre pensato che se quei gruppi avessero fatto dischi più asciutti, con meno divagazioni e canzoni più corte, avrebbero fatto degli autentici capolavori. Ma invece hanno preferito infarcire i pezzi con riffoni di chitarra o ripetendo strofe un po' loffie fino all'eccesso, togliendo a volte quella magia che è fatta di cose essenziali. Comunque, a parte queste mie futili divagazioni, per completare il tutto ho poi chiesto al Don di scrivermi un'introduzione come facevano sempre i gruppi black metal di quegli anni (in pochi lo sanno, ma il Don è maestro supremo di intro). Lui, professionalissimo, mi ha composto in un battibaleno quest'articolata melodia gotica, un po' primi Cradle of Filth, che funziona perfettamente. Nel link qui sotto potete scaricare le canzoni complete di artwork e testi. Cito dall'interno del libretto: "Atra Pestis significa “peste nera”: è un morbo terribile, che prolifera rapido e non lascia scampo. E’ come l‘uomo: si diffonde, consuma e logora le risorse dell’organismo che lo ospita fino al sopraggiungere della morte".
Bello, eh? Beh, insomma, dateci un'ascolto e poi ditemi. E con questo, fino al prossimo agosto, sarete salvi da altri miei oscuri progetti paralleli....

>>> Download "Atra Pestis - Nessuno uscirà vivo di qui" .rar (37 mb)

23/08/11

[Kalashnikov gig report]
1 july 2011 @ Gibloux Festival (near Freiburg, Switzerland).
[Puj] Il festival di Gibloux si svolge ogni anno dal 1986 nella foresta nei pressi di un buffo villaggio montano della Svizzera francese e ospita band di varia estrazione, con una particolare predilezione per le proposte trasversali e fuori schema. Siamo stati invitati a partecipare all'edizione di quest'anno. Al ché partiamo! Ogni tanto é divertente uscire dal copione dei concerti anarcopunk e conoscere altre realtà... Gitarella alpina, quindi!
La svizzera sembra una cartolina, di quelle degli anni '50 però, colorate a mano. Sembra il plastico di un negozio di giocattoli. Anche il paesino nelle vicinanze del festival, con le sue casette bianche, le mucche e il sole che splende rientra in questo paradigma, per metà grazioso, per metà sinistro.
Imbocchiamo una stradina in mezzo ai prati e un vigile in uniforme, ad un certo punto del sentiero, ci ferma per controllare il numero di targa del nostro furgone. Vuole capire se siamo una band del festival oppure dei luridi infiltrati. Tutto regolare, via libera. Ah, organizzazione svizzera... La location del festival é molto meno amena rispetto al villaggio: una grossa area primitivista con due palchi, un campeggio, una baita per i cosiddetti artisti (ebbene sì: noi) ed erogatori di birra in quantità. Migliaia di persone, pochi punx, ma molte famiglie con bambini a piedi nudi. La serata prevede una scaletta davvero schizofrenica: un gruppo rockabilly, un repper nero con tanto di ballerine sul palco e grande sfoggio di ori, una band space-rock abbastanza estenuante, un'orchestrina ska che fa della prevedibilità il proprio credo, alcuni musicisti cabarettisti non ben identificati.
Veniamo accolti, con la consueta professionalità svizzera, da un giovanotto con una ventiquattro ore che ci consegna i nostri lasciapassare per l'area "artisti". In Svizzera gli "artisti" li trattano con un rispetto e un riverenza ben al di sopra di quelle che loschi figuri come noi meriterebbero... Qualche giorno prima alla Reitschule, un centro sociale autogestito di Berna, ci hanno offerto una cena vegan indiana alla carta, in un ristorante vero, serviti e riveriti da un team di camerieri; non contenti ci hanno poi rifilato un pass personale che ci dava accesso a consumazioni infinite all night long. Per concludere, i recidivi, ci hanno cosegnato le chiavi di un appartamento tutto per noi dotato di terrazzo sul quale l'indomani abbiamo consumato un'abbondante colazione. Folli.
Qui a Gibloux l'atmosfera é più campestre, ma l'organizzazione ugualmente impeccabile e il confort elevato. Purtroppo siamo stati costretti a suonare su un palco di quelli seri che si vedono nei concerti alla tv, sollevato ad un paio di metri da terra. La macchina del fumo ha funzionato a pieno regime per tutto il concerto, avvolgendoci in una poderosa coltre di nebbia molto padana e poco svizzera. I palchi rasoterra e l'aria muffosa da squat marcione a cui siamo avvezzi hanno tutto un altro sapore... ah, il profumo dell'anarchia! Comunque sia, la gente di sotto si é divertita e ha ballato allegramente. Simpatica serata. Evviva la Svizzera. Sorvoliamo sulla nottata in tenda a tre gradi sotto zero...



22/08/11

[We talk about...Telos Occupato!]
Intervista ai ragazzi e alle ragazze del CSOA Telos
[Sarta] Circa due mesi fa siamo stati a cena dalle ragazze e dai ragazzi del Telos Occupato, squat di Saronno al quale, come tutti sanno, siamo molto legati. Nell'occasione, è saltata fuori un'intervista per la nostra rubrichetta "Cibo per cani", in onda sulle frequenze di RadioCane, nella quale ci siamo fatti raccontare come sono andati questi primi anni di occupazioni saronnesi. Ne sono usciti quaranta minuti di divertenti chiacchierate, con alcuni simpatici retroscena relativi ai precedenti tentativi di occupazione e ai rapporti con cittadini e autorità. Il Collettivo La Fenice, dopo varie vicissitudini, ha trovato qualche anno fa la sede che tutti conosciamo: uno spazio industriale dismesso non molto distante dalla stazione ferroviaria, abbandonato da molti anni, che è stato sistemato a dovere attraverso il lavoro e le pratiche di autogestione e autorganizzazione dei ragazzi e delle ragazze del collettivo. E oggi vi si fanno un mucchio di concerti, meeting, cineforum, dibattiti, mercatini...un luogo vivo, frequentatissimo, dove prima c'era il nulla. Fantastico, no? A pensarci bene, uno spazio così, credo che Saronno non l'abbia mai avuto in tutta la sua storia, ma forse mi sbaglio....Esagero? Mah... Comunque qui sotto potete scaricarvi l'intervista, che oltre ad essere divertente è pure interessante. E occhio al finale, c'è Pietro che fa le imitazioni, eh, eh...

>>> Download "Cibo per cani, 5° puntata, intervista agli occupanti del Telos" in mp3 (38 mb)

16/08/11

[Free books for punx]
Helen Fisher - Donne: il primo sesso (1999)
[Pep] Helen Fisher è l'antropologa statunitense che ha conferito una rigorosa e concettualmente ricchissima base scientifica alle prospettive del femminismo ginecocratico. Il suo ampio libro del 1999, di cui il Kalashnikov Collective Headquarter presenta ai suoi lettori una selezione di capitoli, modula la tematica dell'emergere attuale e futuro della supremazia sociale femminile (nell' ambito scolastico e universitario, sua fucina strategica, in quello professionale e nella vita associata) evidenziandola soprattutto quale portato ultimo dei processi filogenetici di costituzione antropologica dei due sessi nel corso del divenire storico dell'epoca patriarcale.
Ne risulta che l'obsolescenza antropologica del sesso maschile è il risultato, più che di un suo deficit primario, del suo essersi costituito in quanto tale attraverso la propria posizione di predominio, rivelantesi infine produttrice di un assetto antropologico, oltre che socialmente pericoloso, inesorabilmente destinato a soccombere.
Al riguardo va rilevato come il pensiero di Fisher implichi che sia proprio il ristrutturarsi ginecocratico della società ad aprire la prospettiva storica di una riassestamento delle modalità del maschile tale da alterarne e dissolverne progressivamente i tratti antropologici che lo pongono in essere come tale. Certamente l'antropologa statunitense conferma la tesi delle grandi pensatrici anti-maschili secondo cui la superiorità femminile ha in primo luogo basi elementarmente cromosomiche (così nel 1971, in The first sex, Elizabeth Gould Davis, geniale pioniera del lesbo-femminismo ginecocratico :« L'uomo non è che una femmina imperfetta. Genetisti e fisiologi ci insegnano che il cromosoma Y, responsabile della nascita di maschi, non è altro che un cromosoma femminile X deforme o monco.», svelando dunque magistralmente l'inesistenza del sesso maschile, in quanto riducibile a mera variante degenerativa di quello femminile). L'antropologa statunitense pone però l'accento sulle specifiche condizioni storiche in cui la donna si è venuta a trovare nel corso della lunga notte dell'oppressione patriarcale, che ne ha indirettamente plasmato la modalità antropologica nel senso di un'asimmetria vantaggiosa rispetto al proprio oppressore, il quale, proprio in quanto tale ( secondo la basilare legge di tutti i rapporti di sopraffazione sociale), ha sviluppato e fissato tratti antropologici infine perdenti, in particolare nell'odierna, sofisticata società tecnologica. Probabilmente anche in ragione di tale orientamento e della propria tendenza a valorizzare un certo grado di intersezione antropologica tra femminile e maschile a livello individuale e collettivo, Fisher non appare interessata, a differenza della linea teorica che va da Valerie Solanas a Sally Miller Gearhart, fino a Mary Daly, ad una profilassi sociale anti-maschile attraverso un eliminazionismo eugenetico parziale o totale degli uomini e all'auspicio di un'estinzione naturale del precario cromosoma Y (con ovvio riferimento alle previsioni della ricerca genetica più seria, e non influenzata dal ciarpame cristiano di Adamo ed Eva). E proprio una pensatrice quale Mary Daly, che ha magistralmente evidenziato e inverato la strutturale dimensione anti-cristiana e anti-cristica del femminismo, nel 1998 così si esprimeva:«La notizia che gli uomini hanno una deficienza genetica circola già da un po' di tempo. Ma non è stato permesso che si diffondesse. Elizabeth Gould Davis e altre prima di lei hanno affermato che gli organi riproduttivi della donna sono molto più vecchi di quelli dell'uomo, molto più altamente evoluti e che la partenogenesi è stato l'unico mezzo di riproduzione in un mondo tutto femminile. Ashley Montagu ha scritto: “Sembra esserci una cospirazione del silenzio sull'argomento della superiorità delle donne”». Sono parole che confermano la natura di incidente storico del “sesso” maschile, da leggersi in realtà, come puntualizzano linguisticamente le fonti scientifiche della stessa Daly, quale specie maschile (da tutt'altro punto di vista lo ha autorevolmente sottolineato anche William Burroughs), ad evidenziare implicitamente la strutturale insussistenza di qualsivoglia sua specifica congruenza relazionale e sessuale (che l' ideologia eterosessista ha, al contrario, cercato di spacciare per ovvia) con la modalità antropologica integra e originaria che oggi denominiamo femminile. Nel caso di Fisher (la cui teoria della supremazia erotica della donna ne valorizza la tendenzialità bisessuale, più che specificamente il saffismo) è la supremazia sociale femminile e la perimetrazione del maschio nella posizione di secondo sesso a garantire la possibilità di un cambiamento positivo della società: verso un'intelligente degerarchizzazione di essa, orientata alla conversione delle semplicistiche strutture di potere piramidali e competitive in sofisticati gruppi paritari, centrati sulla condivisione delle responsabilità, i quali costituiscono il portato sociale delle superiori doti biologiche e del raffinato pensiero a rete femminile, concetto con cui Fisher traspone in termini cognitivi le storiche teorie sulla differenza etica della donna formulata della psicologa Carol Gilligan.
«Tutto ciò che devono fare [le donne] è essere sé stesse», infine afferma Helen Fisher, traducendo il proprio femminismo in precisa e sfolgorante traiettoria esistenziale: non per promuovere quello sterile ripiegamento identitario che costituisce la base del sessismo, ma al contrario per fare del predominio della femminilità de-patriarcalizzata il vettore inesorabile del definitivo e purificatore oltrepassamento dei generi, dei ruoli e delle identità.

>>> Download Helen Fisher - Donne: il primo sesso in .pdf [ITA] (9 mb.)

15/08/11

[Free books for punx]
AA.VV. - La via di Armageddon: documenti dell’età nucleare (Ed. L’Unità 1985)
[Puj] Questo libretto paranoico che ho rinvenuto trai fondi di magazzino di una libreria é un vero must per tutti gli appassionati di letteratura catastrofica. Una piacevole lettura da spiaggia per voi esteti della distruzione...
Stampato nel 1985, "La via di Armageddon" (titolo altisonante) raccoglie una trentina di testi nei quali esperti e studiosi di varia estrazione ipotizzano gli effetti di un eventuale conflitto atomico tra le due superpotenze di allora, USA e URSS.
Ogni epoca ha le sue catastrofi, e questo tipo di futurologia apocalittica era particolarmente diffuso ai tempi della Guerra Fredda, soprattutto nei periodi di recrudescenza del conflitto (come ad esempio gli anni ’80). Oggi suonerà un po’ strano, ma all’epoca, ogni sorta di sedicente studioso trovava perfettamente normale cimentarsi, con serietà (fanta)scientifica, in siffatte previsioni.
Ce n’è per scrivere i testi di due, tre album crust: in “La misura della distruzione” si riassumono gli effetti del primo (e ultimo?) utilizzo bellico della bomba atomica, a Nagasaki e Hiroshima, mentre in “Farsi una bomba” si riflette sulla possibilità che comuni cittadini si dedichino alla costruzione di ordigni nucleari artigianali, riprendendo la tesi di uno scienziato americano, noto per aver pubblicato alcuni libri che spiegano come costruirsi una bomba A fatta in casa. In ”Obiettivo URSS” si parla del Joint Outline War Plan, un programma di attacco nucleare contro la Russia sovietica emerso dagli archivi top secret del Pentagono e che gli Stati Uniti furono in procinto di attuare tra il ’48 e il ’49 durante la cosiddetta Crisi di Berlino; attenzione, i piani per una guerra atomica non sono mere congetture, esistono realmente e “oggigiorno uccidere 100 milioni di cittadini sovietici non è una impresa difficile”, conclude l’autore. Si passa poi a “La spirale del pericolo” che ci introduce al tema della corsa agli armamenti: "A partire dal 1945 uno sconsiderato quanto costante investimento nella distruttività a buon mercato della guerra nucleare ha trasformato l’ordine di grandezza del potenziale disastro”. In “Guerre limitate?” si constata amaramente che “una guerra nucleare sarebbe incontrollabile in termini pratici ben poco dopo il lancio delle prime bombe”. E come si comporteranno i paesi in guerra? “L’orrore potrebbe forzarli ad indietreggiare, oppure l’odio ingenerare una rapida escalation…”.
L’articolo più interessante è indubbiamente “L’inverno nucleare” che analizza scientificamente gli effetti che il lancio massiccio di bombe atomiche potrebbe avere sul clima e sull’ambiente terrestre. La conclusione non è confortante: “In quasi tutti i casi realistici che comportano scambi nucleari tra le superpotenze, sono probabili modificazioni ambientali sufficienti a provocare un evento d’estinzione uguale o maggiore a quello che sul finire del Cretaceo portò all’estinzione dei dinosauri. Nel caso di un evento del genere non è possibile escludere l’estinzione dell’homo sapiens”. Cazzo!
L’ultimo contributo è il più assurdo e si intitola: “Probabili effetti delle esplosioni nucleari su alcune città italiane”: un gelido elenco di dati relativi al numero delle vittime potenziali e agli effetti funesti nei dintorni, città per città. Non temere, c'é anche la tua...

>>> Download “La via di Armageddon” (articoli scelti!) in .pdf [ITA] (18 megatoni)

Vecchio sito di assemblaggio di missili nucleari in URSS, nei pressi di Nizhny Novgorod...

07/08/11

[We talk about...]
LIVING IN A PSYCHO-CAOS ERA album... revealed!
[Puj] Ooooo! Che fatica! E' stato un po' un casino impaginare tutto, ma alla fine... Qui sopra c'è l'ennesimo link in rosso, intitolato "Living in a psycho-caos era". Cliccandoci sopra si va a finire in una pagina di questo blog interamente dedicata al nostro ultimo omonimo album, dove troverete testi, musica, grafica e soprattutto lunghe e noiosissime spiegazioni sui contenuti delle canzoni e su tutto il concept del disco.
Tanti amici e tante amiche ci chiedono notizie sui nostri testi o sul significato di certe cose, quindi abbiamo deciso di svelare, tutti in una volta, i segreti del nostro ultimo album. Interessante? Bah, chissà! Ad ogni modo, se vi va, l'intero album è scaricabile da qui.

C'mon fellows, download Kalashnikov collective "Living in a psycho-caos era" album from here!

06/08/11

[Free music for punx (?)]
Outsider e derelitti della country music!
[Puj] Ed ora, come a volte capita, qualcosa di completamente diverso... Lo so, lo so: il classico country-rock americano è universalmente noto come genere retrogrado e politicamente conservatore. In effetti, le cose stanno generalmente così. Ma non bisogna dare tutto per scontato: in mezzo a tanta spazzatura yenkee destrorsa, si possono rinvenire dischi davvero interessanti, dietro ai quali si nascondono personaggi inusuali e anarchici, veri punk ante-litteram lontani dall'estetica patinata e fascistoide del Nashville-sound.
Ecco a voi tre proposte di contry rock alternativo capace di raccontare l'anti-sogno americano: la solitudine e il disagio esistenziale che emergono al di sotto della scorza di ottimismo tipicametne yankee, ma anche l'amore per la terra, la natura e gli ampi spazi del continente nord-americano, contro lo sfarzo decadente dei nightclub e dei centri commerciali; musicisti a disagio di fronte ai miti del progresso e del successo che desertificano l'immaginario della nazione americana... [nella foto: il buffo folksinger pacifista Country Joe McDonalds al concerto di Woodstock nel 1969].

[Free country for punx - 1]
FLYING BURRITO BROTHERS – Gilded Palace of Sin (U.s.a. 1968)
[Puj] I “Fratelli del Burrito Volante” furono la band di Gram Parsons (foto), folksinger americano, morto di overdose nel 1973. Parsons fu una specie di Jim Morrison del country: si bruciò con la stessa rapidità, alternando l'alcol alla droga, senza però ottenere nemmeno una briciola del successo del sopracitato.
Con Chris Hillman, formò nel 1968 i Flying Burrito Brothers autori dell’album “Palazzo Dorato del Peccato” dello stesso anno. Il disco, tentativo di fondere la tradizione country-folk americana e il beat psichedelico, non ebbe all’epoca un grosso riscontro di vendite, ma oggi è considerato uno dei più poetici e riusciti dischi del genere, nonché l’atto di nascita del moderno country-rock.
La copertina, sulla quale appaiono i componenti del gruppo in folli abiti da cow-boy psichedelici, è significativa dell’universo borderline raccontato dalla band: un incontro tra l’immaginario epico del motociclista anarchico e quello decadente dell’hippie allucinato.
La California di Parsons ha poco a che vedere con la Summer of love e con tutte quelle robe che vengono in mente quando si pensa alla west-coast di quegli anni: la California dei Burriti Volanti è piuttosto una triste landa di solitudine ed alienazione che fa da sfondo a spaccati esistenziali dominati dalla droga, dal sesso e dal teppismo. La Los Angeles di Parsons è appunto il Palazzo Dorato del Peccato, circondato da un deserto di sentimenti e di autentiche prospettive. L’intero album, malgrado alcune placide melodie e il suono caldo, rassicurante della slide guitar, è animato da un profondo nichilismo, da un senso di rassegnazione lontana dall’indole combattiva, solare ed ecumenica del folk-rock del periodo. Lontano è anche il machismo tipico della sotto-cultura country, nei testi di Parsons gli uomini sono fragili e insicuri: a volte trovano salvezza nell'amore per una ragazza (Dark end of the street, Juanita, Hot Burrito #1), altre volte ne cadono vittim e si rialzano a stento (Christine's tune, Hot burrito #2).

I tamarrissimi Burrito Brothers (e i loro terrificanti abiti!) nelle note interne del disco Gilded Palace of Sin (1968)

Nel ‘69 i Burrito si imbarcarono in un tour in treno, perché Parsons
aveva la fobia degli aerei. Il pubblico li accolse freddamente, anche a causa della qualità altalenante delle performance (il cantante era sempre strafatto). La band tra l'altro dilapiderà i cachet incassati giocando a poker. I Burritos pubblicarono un solo album oltre a Palace of Sin, poi si sciolsero; Parsons entrò prima nei Byrds e poi si dedicò ad altri progetti senza trovare mai una stabilità né artistica né esistenziale. Il suo cadavere fu rinvenuto nei pressi del Joshua Tree National Monument, nel deserto californiano. Parsons amava quel luogo e là si calò la dose letale di anfetamine e tequila che lo uccise, nel settembre del 1973. Aveva ventisei anni.
Non trovò pace nemmeno dopo la morte: il suo corpo fu trasportato all'aeroporto di Los Alngeles perché volasse fino in Luisiana, dove sarebbe stato sepolto. Da qui però la bara scomparve: due amici, per rispettare le volontà del cantante, confidate poco prima della morte, trafugarono la salma e la riportarono a Joshua Tree, luogo nel quale Parsons avrebbe voluto essere cremato. Là, per ottemperare alle volontà dell'amico, riempirono la bara di benzina e le diedero fuoco. Ne seguì un'esplosione che attirò attenzioni indiscrete. Non essendoci, nello stato della California, leggi relative ai furti di cadaveri i due se la cavarono con un a multa di qualche centinaio di dollari. Quando si dice che riposi in pace...

>>> Download The Flying Burrito Brothers - Gilded Palace of Sin album in .mp3 (.rar - 35 mb.)

[Free country for punx - 2]
MICHAEL HURLEY - Armchair Boogie (1971) + Hi fi stock uptown (1972)
[Puj] Michael Hurley (di fianco, in una vecchia foto degli anni '70) é nato in Pensylvenia nel 1941. Dal 1964 ha registrato, senza alcun clamore né di critica né di pubblico, più di una ventina di dischi di ballate folk una più sbilenca dell'altra, nel corso di una vita spartana e provinciale.
Oggi, dopo essere stato del tutto ignorato per quarant'anni è considerato un musicista di culto per molti rappresentanti dell'odierno alt-folk americano. Attualemente é un simpatico vecchietto che vive ad Astoria, Oregon e continua imperterrito a suonare e a registrare dischi. E' anche un pittore dallo stile naif: ha curato personalmente gli artwork di tutti i suoi album, nei quali compaiono personaggi ricorrenti come un lupo mannaro alcolizzato e un buffo alieno con una trombetta. Tutto ciò che Hurley fa è guidato da un infantilismo eroico. I testi delle sue canzoni sono animati da figure patetiche, perdenti cronici, raccontati dalla sua voce da cartone animato.
All'unanimità, il suo album migliore é "Armchair Boogie" (boogie da poltrona), registrato nel 1968, ma uscito solo un paio d'anni dopo. Contiene alcuni dei suoi pezzi più memorabili come "Lupo mannaro" ("Il lupo mannaro esce la sera quando i pipistrelli sono in volo, e ha ucciso una fanciulla prima che si alzi il canto degli uccelli, ma per il lupo mannaro abbiate comprensione perché il lupo mannaro è una persona, come voi e me..."). Qui sotto lo trovate scaricabile insieme al successivo e similare "Hi fi snock uptown" (1972), per un totale di ventotto stornelli sbilenchi che fanno un po' ridere e un po' piangere; il che, di solito, é una sintesi sublime...


Le copertine di "Armchair Boogie" e di "Hi fi snock uptown" di Michael Hurley


>>> Download Michael Hurley - Armchair Boogie album (1970) + Hi fi stock uptown album (1972) in .mp3
(.rar - 115 mb.)

[Free country for punx - 3]
ROBBIE BASHO - Visions of the country (U.s.a. 1978)
[Puj] Robbie Basho é la figura più interessante tra i cosiddetti american primitives. Come John Faye e Leo Kottle, Basho fu tra quei musicisti folk a ritenere che la chitarra fosse il vero strumento classico della tradizione musicale americana e che pertanto occorresse conferire ad essa una dignità da strumento solista, come hanno il pianoforte o il violino per la musica classica europea.
Basho utilizzò nelle sue composizioni numerosi stili, prendendo ispirazione dagli strumenti a corda di tutte le tradizioni, occidentali ed orientali. Portò a compimento una sintesi unica tra il folk americano e il raga indiano, e in effetti definiva la propria musica american raga. Il suo stile chitarriatico traeva spunto dalla musica tradizionale giapponese, da quella indi, ma anche da quella dei nativi americani. La morte di Basho, a 45 anni, ha dell'incredibile: é deceduto durante una seduta da un chiropratico per una terapia sperimentale che gli si rivelò fatale!
Tra i tanti e tutti suggestivi album di Robbie Basho ho scelto "Visions of the country" pubblicato nel 1978; non troverete la decadenza drogata di Parson, né la provincia bifolca di Hurley: qui protagonista é la natura, la vastità degli spazi della provincia americana, senza presenze umane ad intaccarne la bellezza. C'è un afflato primitivista che permea ogni nota dei dischi di Robbie Basho, una nostalgia per l'originario, l'incontaminato; nelle note di Vision of the country scrive: "Mi piacerebbe dipingere un ritratto del nord america come fosse una donna bellissima, giovane, indomita, senza condizionamenti e paure. Quando il suo comportamento era naturale e il suo pudore travolgente". Beh, cowboy metropolitani dei miei stivali, deponete chiodo e cartuccera e fatevi una birra rilassandovi sulle note di questo magnifico disco!


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