15/06/09

[Free music for punx]
SCRITTI POLITTI (art-punk, U.k.) - Skank Bloc Bologna (d.i.y. 7" - U.k. 1978)
[Puj] Oggi mi è venuta voglia di parlare degli Scritti Politti, un buffo gruppo pre-punk marxista.
La band nasce nel 1977 in un appartamento occupato della periferia nord di Londra. Green Gartside (chitarra e voce), Tom Morley (basso) e Neal Jinx (batteria) sono tre giovani comunisti, attivi in organizzazioni politiche locali e belli convinti, come solo all'epoca si poteva essere. In linea con le proprie convinzioni, scelgono un nome assurdo, che è la storpiatura degli "Scritti Politici" di Antonio Gramsci.
La band è in realtà un collettivo che trascorre giorno e notte a discutere di filosofia, politica, cazzate e musica, più che a suonare: gli Scritti infatti comprendono oltre ai tre musicisti molti altri elementi che non suonano, ma offrono un apporto teorico al progetto e sono considerati componenti della band a tutti gli effetti.
Nel 1978 gli Scritti pubblicano il loro primo e.p. dal suggestivo, quanto enigmatico, titolo di Skank Bloc Bologna: "skank" evoca il mondo del reggae e della musica nera (nella Londra di quel periodo era una allusione molto cool), "bloc" il concetto gramsciano di blocco storico e "Bologna" fa riferimento al '77 italiano (e alla sua città-simbolo). Il testo della canzone è dedicato ad una ragazza disillusa (ditele di continuare a lavorare da Tesco, ditele di continuare la scuola, ditele che cosa è possibile...) che può essere salvata da una speranza che viene da lontano (Qualcosa laggiù in Italia ci tiene vivi tutti) ed il conforto di amici che vengono da più vicino, ovvero gli Scritti Politti stessi, i magnifici sei (ironica allusione ai Clash) che lavorano ad un'idea e a una speranza, una visione europea e una prospettiva skank. Ingenuo, quasi commovente e del tutto delirante.

La musica degli Scritti ha un'ascendenza concettuale, filosofica: prima di essere una punk-band gli Scritti erano un'idea, e prima di suonare musica riflettavano su di essa. Dietro al loro rock sfrangiato, dilettantesco, figlio del rifiuto consapevole di ogni regola stilistica, c'era la volontà di mettere in circolo le idee. Il packaging del singolo di Skank Bloc Bologna, ad esempio, rappresenta un tentativo (allora non così ovvio) di demistificare i processi di produzione nella società consumistica; nel mirino sta l'industria dei prodotti di consumo in quanto fabbrica di sogni ed illusioni ancor prima che di oggetti. L'origine e la composizione della merce di consumo, si perde nei meccanismi segreti della produzione seriale: tutto ciò che compriamo dagli scaffali dei supermercati, che sia cibo o altro, ha un'origine incerta e misteriosa, è frutto di procedimenti a noi ignoti e si presenta in modo asettico, patinato, artificiale; l'intervento umano non si coglie mai, ed anzi tutto sembra avere una perfezione innaturale. Questa perfezione è parte integrante di una finalità ben precisa: tu credi di comprare una cosa; invece compri una visione delle cose.
Gli Scritti vollero conferire al loro "prodotto seriale" un'imperfezione del tutto umana ed una trasparenza totale per quanto riguarda i processi di produzione: il vinile di Skank Bloc Bologna è avvolto in un foglio battuto a macchina, fotocopiato, pinzato e mal ripiegato, al cui interno sono elencati i costi sostenuti per la stampa del disco, con tanto di indirizzi e numeri di telefono degli stampatori. Niente misteri! Tutti i passaggi che hanno condotto alla produzione del disco sono svelati. E niente di eccezionale: una cosa simile la può produrre chiunque, sembrano affermare gli Scritti.
Veniamo alla musica: Skank Bloc Bologna è suonato da un gruppo del tutto scoordinato, che rimescola soul, dub e punk senza saperli suonare. Potrebbe ricordare una versione garage lo-fi del pop progressivo di Robert Wyatt (la cui voce è molto simile a quella di Green) e rimane un incredibile oggetto non identificato in bilico tra cialtroneria, arte e politica.
La storia della band, successiva a questo disco, è davvero singolare e merita di essere ricordata: nel 1980 Green, ripresosi da una crollo psico-fisico dovuto alla vita assurda condotta negli anni precedenti, inaugura una nuova fase per la band, capovolgendo letteralmente quanto proclamato fino a quel momento: non più una band punk che, forte della propria anti-musica osteggia il Sistema, ma una pop-band commerciale che lancia messaggi destabilizzanti dai primi posti della classifica, dall'interno del Sistema. Gli Scritti Politti si trasformano quindi in una raffinata entità pop-dance autrice di canzoni d'amore. Non più copertine fotocopiate, ma confezioni patinate che ricordano quelle dei profumi e dei cioccolatini. Lussuose e un po' kitsch. Esattamente il contrario di prima: dopo aver demistificato, svelato l'imbroglio, era giunto il momento di farlo proprio. Imbrogliare a propria volta, ma per uno scopo "nobile".
Solo nel 1985, con l'album "Cupid and Psyche 85", gli Scritti ottennero il successo commerciale sperato. L'esperimento politico però fallì: nessuno percepì dietro ai testi allusivi e raffinati di Green alcunché di destabilizzante: lo sappiamo, la musica fagocita tutto, testi, messaggi e contenuti più complessi. E' sempre lei la protagonista! Soprattutto in un contesto mainstream. E così gli Scritti Politti sono passati alla storia della musica popolare come una qualsiasi band pop-dance degli anni '80, e le loro canzoni più famose oggi si trovano tra quelle degli Wham! e dei Duran Duran sulle compilation dell'autogrill... uh, che storia triste!

2 commenti:

  1. Hai ragione che storia triste!
    Chi ha superato i 40 (io per esempio)ricorda con molta incazzatura il " voltafaccia" di Mr.Green tanto da lasciarsi scappare un :" era meglio se non si riprendeva dal periodo di eccessi..... "
    Meglio un fulminato che tanta merda pop-dance!

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  2. Beh, sì, è stato un tentativo un po' ingenuo di cambiare le cose "da dentro" ma, come sempre succede, il sistema è in grado di fagocitarti e ti digerisce per bene, con tanto di rutto liberatorio...E' comunque una storiella interessante quella degli Scritti Politti: pensare ai contenuti che la musica deve veicolare prima ancora di suonarla! Quanti, secondo te, lo fanno oggi???

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