29/08/08

[Free music for punx]
AA.VV. - Voice of the Voiceless 4-way split (cd 4 bands / 29 tks. - Anak Liar records, Malaysia - 2001)
[Puj] Anni fa abbiamo avuto un divertente scambio epistolare con alcuni punx della Malaysia, paese tropicale che sta dall'altra parte del mondo. Tra le altre cose, l'amico Firdaus ci inviò questa compilation prodotta nel 2001 da una piccola D.I.Y. label di Johor, nata con l'intento di promuovere le "punk-bands from exotic countries", come le definisce il compilatore, Muhammad. "Voice of the voiceless" ospita quattro gruppi: Man in the Shadow (Slovenia), Apatia-No (Venezuela), Red Kedge (Singapore), Autonomia (Perù). E' lo stesso Muhammad che, nel booklet, ci spiega in modo approfondito lo spirito che ha animato questa produzione:
"Ci tengo a sottolineare che Anak Liar records esiste per aiutare la bands porovenienti da paesi esotici. Tento unicamente di rendere possibile la pubblicazione dei loro dischi, anche se la musica suonata da queste bands potrà sembrare aldisotto degli standard statunitensi ed europei: non è questa infatti la preoccupazione principale di Anak Liar records. Il punk/hc non esiste soltanto per coloro che hanno talento, ma è un mezzo per trasmettere messaggi alla gente che sta intorno a noi, e il linguaggio non dovrebbe essere una barriera. Francamente, penso che i testi di queste bands esotiche possano essere considerati più sinceri ed onesti rispetto a quelli delle bands europee e americane che sono coinvolte nella scena solo per moda. Molti di questi punx vivono sulla pelle le proprie idee dato che sono oppressi dal sistema in cui vivono da quando sono nati. [...] Il punk/hc è sempre esistito in ogni parte del mondo, compresi i paesi asiatici come Malesia, Singapore, Thailandia, Brunei, Indonesia, Nyanmar, Filippine, India, Nepal, Pakistan, China, Taiwan, Macau, Corea del Sud... non dimenticando le bands dal medio oriente e dall'europa centrale, da paesi come Israele, Giordania, Arabia Saudita, quelle dell'ex-USSR e dell'Europa dell'Est, da paesi come Estonia, Ukraina, Slovenia, Bosnia Herzegovina; e infine le bands sud-americane: dall'Uruguay, da Panama, dal Venezuela, dall'Ecuador, dalla Bolivia... Si può affermare che il 90% del mondo oggi ha scoperto che cosa sono l'etica e la musica punk/hc, benché una buona parte della terra abbia problemi politici e sociali. I punx dei paesi "esotici" non sono interessati a lucrare sul collezionismo, a stampare cataloghi patinati e a colori delle loro distro, non producono magliette che costano 20 dollari. Noi di Anak Liar records nutriamo rispetto per i punx che incidono il loro materiale con i registratori a cassette e il cui pubblico va dalle 10 alle 30 persone. Questi sono coloro che chiameremo "true punks", ora e sempre. Punk//Love//Exotic. Matt (Muhammed), Anak Liar records".
Nient'altro da aggiungere! Qui sotto, scaricabile, Voice of the Voiceless, booklet incluso.

Tracklist:
MAN IN THE SHADOW (Slovenia) Spolzka lestev / Spanec / Lajez / Laznivec / Strah pred svobodo / Rez britve. APATIA-NO (Venezuela) Fronteras / Accion / Satira tortutaurina / Mala praxis medica / Mente sin sentido / Injusticia laboral / Ya basta / Guerra muerte / Apatia-no / Taxtil apariencia / Preso de x vida / Viviendo en la cloaca / Realidad / Mentia ra. RED KEDGE (Singapore) Life is ideed an addiction / 18th promise / That was the year of dragon / Death is a game. AUTONOMIA (Perù) Debarde / Una vez mos / Vivimos para tu muerte / Revolucion / Un mundo nuevo.

27/08/08

[Free books for punx]
Dario Varini - Elementi di ri-fondazione della dialettica erotica (Ed. Mob, Verbania 1978)
[Puj] Redatto in un periodo in cui la riflessione antagonista, al grido di "il personale è politico!", aveva preso a cuore il problema dei rapporti di coppia tra "i compagni e le compagne", nel tentativo di svelarne i retroscena borghesi, questo opuscolo racchiude un breve e illuminante saggio che sa essere sia pragmatico che contro-corrente. Due ammirevoli caratteristiche. L'ho sfilato dal solito scaffale polveroso della libreria Calusca in via Conchetta (Milano), dove stava pressato in mezzo ad altri reperti archeologici della pubblicistica anarchica. Oggetto dell'analisi dell'autore sono le relazioni tra gli uomini nella società dei consumi, ridotte anch'esse dalla "macchina mercantil-spettacolare che amministra la decadenza del pianeta" entro mere logiche economiche.
L'uomo, per sua natura, è "pensiero della molteplicità", condannato ad abbandonarsi ai giudizi altrui, annullarsi nella massa fino a perdere la propria identità, assumendo come immagine di sé quella distorta e frammentaria riflessa dagli occhi della gente, dalle vetrine dei negozi, dallo schermo di un televisore, dal proprio ambiente lavorativo. Come una spugna assorbe identità fittizie, pre-confezionate. L'uomo moderno é una creatura paranoica ed alienata, incapace di ri-conoscersi.
Come recita il chilometrico sottotitolo ("La prassi amorosa come reale antitesi della schizofrenia sociale e come radicale ri-trovamento dell'identità umana"), la cura dell'alienazione sta nell'amore. L'unica forma di relazione autentica e sincera tra le persone, nella quale è possibile arrivare a donare il proprio vero sé all'altro perché l'altro ce lo restituisca, lo rifletta nella sua limpida purezza. La ragazza o il ragazzo che amiamo come specchio di noi stessi, in cui leggere qualcosa di veritiero che ci appartiene, ma che avevamo dimenticato. L'anima dell'altro come libro aperto che racconta la nostra storia più recondita.
Beh, innamoratevi tutti, quindi! Però niente promiscuità, esorta l'autore. Solo la relazione esclusiva, a due, scatena la magia. Le orgie hippie e il libertinismo sfrenato non fanno che frammentare ulteriormente il nostro Io, portandoci alla schizofrenia. E' come perdersi in un labirinto di specchi deformanti, non tanto diverso dal caleidoscopio d'identità pre-confezionate offertoci dall'industria televisiva della sotto-cultura di massa!
Se volete approfondire, accomodatevi qua sotto, in formato .pdf.

>>> Download "Elementi di ri-fondazione della dialettica erotica" [ITA] (.pdf - 9 mb.)

06/08/08

[We talk about...]
KASOTTO: R.I.P.
[Puj] Anche l'epopea dell'Approdo Caronte (kasotto per gli amici) è amaramente giunta al termine. Lunedì 4 agosto, dopo sette anni di vita, è stato prima sigillato dagli sbirri, poi abbattuto. Dopo anni di stallo, l'amministrazione comunale ha dato una scossa al processo di riqualifica della Darsena in vista dell'Expo 2015. Lo stesso giorno sono comparsi a Milano i soldati dell'esercito a piantonare le piazze e le strade, nell'ambito del Pacchetto Sicurezza varato dal Governo. La solita, ennesima farsa all'italiana.
E' stata un'epopea epica quella del kasotto, per tanti motivi. Era un deposito per barche abbandonato, adagiato sulla riva inaridita e puzzolente della Darsena, proprio sotto al cuore della vita notturna milanese, quella animata dalla gioventù di polistirolo che ciondola da un aperitivo all'altro, le teste vuote della Milano rampante, all'ultimo grido. Quelli a cui piace far casino, a patto che sia casino collaudato, vacuo e preferibilmente griffato. Il kasotto è stato, in questo contesto, un'entità sfuggente. Una parentesi di caos nel regno della più assoluta prevedibilità.

A molti del giro, gente che frequenta i c.s.o.a., il kasotto non piaceva perché, si diceva, lurido e pieno di gentaglia. Cose più o meno vere. Ma non piaceva forse anche perché le persone, d'istinto, tendono alle cose chiare, univoche, appianate, già viste e già sentite. E quindi rassicuranti. Il Kasotto era il contrario di tutto questo: incasellabile, caotico, spigoloso, contraddittorio, sempre in bilico.
Al kasotto potevi incontrare di tutto: marocchini all'ultima birra, sudamericani chiacchieroni, senegalesi incazzati, artisti sconclusionati, vecchi saggi ubriachi, squattrinati di ogni genere, gente normale capitata lì per caso, punks, poeti, drogati persi, disadattati, rapper di periferia... solo al kasotto potevi vedere santoni voodoo in tunica bianca fare le capriole e pogare con i punkabbestia, solo al kasotto potevi discorrere con alcuni mitologici saggi di strada, figure leggendarie che si aggirano per gli angoli bui della città. Potevi scambiare dischi, ascoltare musica sempre diversa, imbatterti in vecchie conoscenze, incrociare band in tour da tutto il mondo e bere Fink Brau fino all'ottenebramento. Al kasotto l'atmosfera era sempre frizzante: quasi ogni serata poteva finire a pizze in faccia, in risse del tutto gratuite, in schiaffonate vorticose che si spegnevano solo alle prime luci dell'alba. Al kasotto ci si divertiva!
L'approdo Caronte era un'entità antagonista per molti versi inedita. Innanzitutto, la sua ostinata esistenza in un luogo insospettabile, il suo aspetto mostruoso e trasandato, il suo carattere inospitale, il fatto di sorgere ai bordi di una fogna a cielo aperto, erano i segni di un pessimo carattere, di un'estraneità totale e disperata ai valori del milanese medio. Il kasotto non era un luogo chiuso e non nascondeva alcunché: era uno spazio aperto, un polo d'attrazione, attorno al quale si costruivano situazioni. Chiunque passasse da Viale Gorizia, guardando giù sulla spiaggia della Darsena, poteva dare un'occhiata a quello che succedeva, ascoltare il concerto, scendere e farsi una birra a un euro e cinquanta. Al kasotto non sono mai esistiti biglietti d'ingresso, orari di apertura e di chiusura e le serate finivano sempre in rosso. Era l'unico squat dove facevi prima ad entrarci dalla botola sul tetto che dalla porta principale. Ed era aperto a tutti (e veramente a tutti!).
Epica è stata la lista delle bands e degli artisti che sono stati ospitati tra le sue mura, sia in estate (un forno crematorio) che in pieno inverno (un frigorifero). In una settimana potevano esserci tre, quattro serate, una dietro l'altra, senza soluzione di continuità. Sappiamo che "tutti potevano suonare al kasotto"; certo, un fatto eccezionale che va sottolineato. Ma non bisogna dimenticare che ciò era possibile solo grazie all'eroica dedizione dei ragazzi e delle ragazze che hanno gestito lo spazio e si sono sbattuti in tutti questi anni. A tutti e tutte loro va il nostro saluto fraterno e la nostra solidarietà.
Il kasotto era un equilibrio instabile sull'orlo franoso dell'Utopia. Talmente instabile che sono bastati pochi minuti per cancellarlo dalle mappe!
Il kasotto non c'è più, ma ha lasciato un insegnamento decisivo, che detta i tempi del futuro; ha tracciato, forse involontariamente, le prospettive lungo le quali potrà muoversi l'occupazione degli spazi nella nostra lurida città, all'insegna di una tattica di scomparsa, di fuga. Non più luoghi, ma situazioni che facciano della propria precarietà un punto di forza, sfruttando le potenzialità creative e politiche che la condizione nomade e temporanea offre. A partire dallo stato di cose attuale, pare proprio che il futuro stia nei gruppi di affinità e nelle zone temporaneamente autonome. Nell'essere agili e sfuggenti, nell'occupare, ma anche nello sgomberare prima che qualcun'altro lo faccia, lasciandosi le rovine alle spalle, e il deserto all'arrivo di sbirri e ruspe.
In tal senso, sarebbe stata una potente dichiarazione d'intenti abbatterlo noi stessi il kasotto, prima che fossero gli sbirri a farlo. Al momento dello sgombero, si sarebbero trovati di fronte ad un cumulo di macerie: il lavoro già fatto. Una minaccia, in fondo: "Tanto lo possiamo ricostruire ovunque!". Perché di fatto il kasotto era una catapecchia con un generatore attaccato che dava corrente e poco altro. Il kasotto era un c.s.o.a. "portatile", replicabile in ogni luogo. In qualsiasi angolo buio e dimenticato della nostra città potrà sorgere un Approdo di Caronte ove sbarcare noi anime dannate.
Quindi: il kasotto è morto. Lunga vita al kasotto!

03/08/08

[Free music for punx]
L'OISEAU MORT (Hip-hop d.i.y. - Grenoble, France)
[Puj] Dietro al nome de L'Oiseau mort si cela una vecchia conoscenza dei Kalashnikov: Silvain dell'h.c. band francese Abhora. Che uno squatter metallaro come il sopracitato si dedichi ad un progetto hip-hop non è per nulla sorprendente nel contesto della cultura do it yourself francese, nella quale l'hip-hop autoprodotto convive serenamente con il punk/h.c., condividendone i medesimi valori controculturali.
Gli squat francesi ospitano spesso realtà hip-hop e i dischi rap autoprodotti usufruiscono della stessa distribuzione autogestita e degli stessi circuiti dei dischi crust, anarcopunk, grind etc..etc... (i crusties punx di casa nostra inorridiscono?).
Gli Oiseau Mort alternano temi sociali a riflessioni esistenziali, spalmate su un tappeto sonoro sinfo-dub dal sapore cinematografico...
.
L'OISEAU MORT - s/t (cd autoprodotto + booklet A5 - France 2007)
Tracklist: 1. Au préalable / 2. Futile / 3. Tout est parti de là / 4. Pause / 5. Justice / 6. Ils font / 7. Dérives nocturnes / 8. Fin.